Regia di Mario Soldati vedi scheda film
In un paesino toscano, la rivalità ‘professionale’ fra un guardacaccia e un bracconiere fa un salto di qualità: il primo alimenta abilmente la gelosia del secondo, insinuando che un aristocratico suo amico d’infanzia se la intenda con la bella moglie. Fra i suoi due adattamenti da Fogazzaro (Piccolo mondo antico e Malombra) Soldati realizza questa rivisitazione della storia di Otello e Iago in un contesto proletario e rurale, che ha il punto di forza nelle descrizioni ambientali. Il meccanismo narrativo è ben congegnato, pur con qualche intoppo (possibile che il conte non sapesse che l’amico fraterno si trovava in prigione? e che abbia organizzato in pochi giorni una trasferta americana di due anni?); la recitazione è invece troppo fredda e compassata per i gusti moderni, lontana da quella che ci aspetteremmo in un melodramma dalle tinte forti. In sottotraccia c’è la delicata raffigurazione di una donna (una Doris Duranti dall’aria dimessa) che senza volerlo si trova a essere oggetto di contesa, ma che non ha voce in capitolo: effettivamente, pur amando il marito, lei provava qualcosa per il conte, che in passato l’aveva corteggiata senza sapere chi fosse. Da notare infine la morale classista che l’ormai moribondo regime incoraggiava anche in commedie tipo I grandi magazzini: i ricchi sono brave persone, amici del popolo; le carogne, semmai, sono i loro aiutanti.
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