Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Dramma (tragedia) con protagonista impietosamente inquadrato nei suoi stessi limiti umani (uomo ridicolo): Bertolucci coglie nel segno disegnando senza alcuna vena patetica un essere umano nelle sue piccolezze, nel suo disagio dettato da necessità che sono capitalistiche velleità (raggiungere il successo e raggiungerlo tutto e subito), nella sua impossibilità di comunicare effettivamente con li prossimo. Tognazzi è praticamente perfetto in un ruolo che, pure, non si addice facilmente ad un attore la cui carriera è stata pressochè integralmente spesa da comico; ili personaggio esce invece delineato benissimo, meriti di sceneggiatura a parte, e le sue riflessioni sono lo specchio dell'animo per nulla contorto di un uomo fragile ed aggrappato con le unghie a sè stesso ed alla concretezza del successo materiale (il denaro, la proprietà) più che ad ogni altra cosa. Specchio inoltre dei tempi - l'Italia del terrorismo -, ma politicamente ininfluente, senza particolare retorica su questo piano, anzi interessato più ad un discorso sociale che politico: i terroristi non compaiono mai e lo stesso rapimento, così come pare finito in tragedia, si dissolve in una bolla di sapone senza che alcuna spiegazione plausibile sia fornita allo spettatore. Molto interessante, con un grande protagonista.
Il padrone di un caseificio vede rapire il figlio sotto ai suoi occhi; alla richiesta del riscatto temporeggia, poichè pagare significherebbe perdere tutto ciò che ha accumulato in una vita di fatiche. Riesce a racimolare la somma proprio quando gli dicono che il figlio è morto; ne approfitta per tenere per sè i soldi e tacere il fatto: eppure, senza una spiegazione, un bel giorno il figlio ritorna a casa.
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