Trama
Il colonnello Katherine Powell, militare dell'intelligence, conduce un'operazione remota con droni per rintracciare i terroristi a Nairobi. Tuttavia, quando si scopre che questi si stanno preparando per una missione suicida, si decide che si deve intervenire in maniera diversa. I problemi sorgono nel momento in cui il pilota Steve Watts vede una bambina di nove anni camminare a destra dell'obiettivo da colpire e chiede ordini sul da fare ai superiori, incluso il ministro degli esteri.
Approfondimento
IL DIRITTO DI UCCIDERE: L'USO DEI DRONI E I DILEMMI SUI DANNI COLLATERALI
Diretto da Gavin Hood e sceneggiato da Guy Hibbert, Il diritto di uccidere racconta la storia del colonnello inglese Katherine Powell, che dirige a distanza un’operazione contro una cellula terroristica a Nairobi. Il suo "occhio" sul campo è un drone pilotato in Nevada dal giovane ufficiale Steve Watts, ma quando diventa inevitabile sferrare un attacco entrambi realizzano che anche una bambina innocente finirebbe tra le vittime. Mentre nessun politico nella war room londinese vuole prendersi la responsabilità di una decisione, una drammatica serie di eventi fa precipitare la situazione.
Con la direzione della fotografia di Haris Zambarloukos, le scenografie di Johnny Breedt, i costumi di Ruy Filipe e le musiche di Paul Hepker e Mark Kilian, Il diritto di uccidere è un thriller che racconta i retroscena della guerra contemporanea, come spiegano le parole dello stesso regista: «Il diritto di uccidere è un thriller contemporaneo ambientato nell'oscuro mondo delle guerre combattute a distanza per mezzo dei droni. La storia ruota intorno a una ufficiale dei servizi segreti militari, il colonnello Katherine Powell (Helen Mirren), che vive a Surrey (in Inghilterra) e opera da un bunker sotterraneo di Northwood, da dove monitora i sospetti terroristi più ricercati del mondo. Quando la incontriamo per la prima volta, comanda a distanza un'operazione top secret per la cattura di un gruppo di terroristi d'alto livello in una safe house di Nairobi, in Kenya. La sua missione richiede il dispiegamento di forze speciali sul campo e la sorveglianza aerea a distanza da parte di un giovane pilota americano di droni di nome Steve Watts (Aaron Paul), che lavora dalla base aeronautica di Creech, a Las Vegas.
Tutto sembra filare liscio ma ben presto la situazione prende una brutta piega. I sospetti lasciano la loro residenza prima dell'impiego delle forze di terra e si trasferiscono al centro di un quartiere controllato dalle milizie di Al Shabaab. Per tale ragione, la missione di cattura si trasforma in missione di uccisione: il colonnello Powell si rende infatti conto che il gruppo ha in mente un piano suicida che provocare la morte di circa 80 persone. Chiede così che venga utilizzato un missile sparato a distanza dal drone pilotato da Steve prima che sia troppo tardi. Mentre nelle alte sfere si discute sulla possibilità dell'attacco, le cose degenerano ulteriormente: una ragazzina di nove anni, Alia, entra nella zona dell'attacco per vendere il pane in strada con una bancarella posta davanti alla casa da colpire. Agli occhi di Steve è palese come Alia finirebbe uccisa se sparasse il missile. Di conseguenza, prima di procedere, richiede una nuova stima dei danni collaterali entrando in contatto diretto con la Powell, secondo cui invece vale la pena sacrificare la vita della piccola per salvare le altre ottanta che morirebbe nell'attacco suicida.
Da regista, mi attirava il fatto che il film solleva questioni complesse sul ruolo dei droni armati come strumento di esecuzione giudiziaria nei confronti di chiunque sia sospettato di terrorismo o estremismo. La credibilità morale dell'Occidente a seguito degli attacchi via drone è al centro di un acceso dibattito internazionale per via delle inevitabili morti di civili innocenti. I giovani piloti che a distanza comandano le armi sanno che il loro lavoro può comportare il sacrificio di vite umane innocenti. Il cosiddetto "danno collaterale" è qualcosa di molto tragico, quasi illegale secondo la legge internazionale: i responsabili degli attacchi a distanza possono eventualmente essere considerati come colpevoli di crimini di guerra.
Guy Hebbert ha scritto una sceneggiatura avvincente che è allo stesso tempo sia un teso thriller d'azione sia un racconto morale profondamente commovente. Il mio lavoro di regista è stato quello di cercare di mantenere l'equilibrio tra i due generi mixando ritmo e tensione senza dimenticare di porre questioni morali ed etiche provocatorie. Ogni personaggio coinvolto nella storia è influenzato dagli eventi e opera in spazi claustrofobici che li fanno sentire ancora più in trappola per via di una situazione di cui stanno rapidamente perdendo il controllo. I dilemmi che sono costretti ad affrontare sono reali e non facilmente risolvibili e le risposte che provano a dare sono profondamente umane, permettendo al pubblico una connessione emotiva con quello che accade. Come regista cerco sempre di non fare prediche, piuttosto di presentare delle domande in una forma cinematografica tesa e viscerale, che appassioni lo spettatore e al tempo stesso sfidi le sue nozioni di bene e male».
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Commenti (14) vedi tutti
Un film televisivo. Non succede nulla, tranne i soliti dilemmi da buonisti che non dovrebbero proprio esistere. Tabula rasa.
commento di Lupo65L'intenzione è raccontare il dilemma politico (non etico !) riguardante la valutazione dei danni collaterali in attacchi da remoto, ma si finisce velocemente nel ridicolo quando l'ultimo esecutore militare, in base a sue considerazioni, rimette in discussione tutta la catena decisionale. Nessuna guerra sarebbe possibile... Voto 6.
commento di ezzo24Bel film. Da pensarci su. E poi, da quelle parti, quante disgrazie da 100 anni!
leggi la recensione completa di PieroBuon film con spettacolari scene da remoto via drone. Ben posto l’eterno interrogativo tra le regole della guerra e quelle della vita.Godibile,anche se la Mirren è assolutamente fuori ruolo,senza un minimo di credibilità nel personaggio.
commento di DecimoRiuscita la confezione thriller. In sospensione gli interrogativi posti!
commento di vjarkivSi vede che il film è inglese, infatti hanno fornito l'immagine di cinici e spietati agli americani mentre loro sono umanitari e si commuovono. Storicamente gli americani hanno imparato da loro, dai tempi dell'Impero, quindi oltre alla propaganda c'è una notevole dose di ipocrisia. Quantomeno rivela al pubblico il livello tecnologico raggiunto
commento di MaciknightFilm ferocemente ipocrita: ma davvero ci si vuole far credere che le Forze Armate e i vertici di Stato GB e USA si mettano degli scrupoli di coscienza per il rischio di uccidere una bimba, a fronte dell’eliminazione di una pericolosissima cellula terroristica? Ancor più ipocrita la sequenza strappalacrime prima dei titoli di coda.
commento di francaraccioFilm ricco di suspense sull'uso dei droni in guerra e i dilemmi morali che sorgono. Attualissimo e molto ben congegnato. E' lecito uccidere una bambina per eliminare dei terroristi e prevenire una strage?
commento di ENNAHTrama importante ma Film noioso.voto.4.
commento di chribio1Certo, il film non è brutto ma a me non ha appassionato più di tanto. VOTO: 4
commento di AntofroncyE tu per salvare uno ne rischi 80? Se noi ne uccidiamo 1 l'opinione pubblica sarà contro di noi, se i terroristi ne uccidono 80 sarà con noi. 5 secondi, gli altri 100 minuti sono discussioni da adolescenti al pub
commento di il drugoLa guerra moderna si combatte cosi',nel bene e nel male (ci sono civili vittime innocenti) la dose di tensione e' quella giusta e io lo consiglio senza tentennamenti.
commento di ezioE tu per una sola vita sacrificheresti quella di altre 80 persone?
leggi la recensione completa di champagne1L'amoralità della guerra è nota sin dai tempi dell'arma bianca: oggi battaglie organizzate a tavolino con droni guidati pongono quesiti ancora più moralmente devastanti. L'occhio nel cielo deve decidere se è plausibile il ricorso ai danni collaterali. Tensione ed impegno con qualche pesante caduta nel ricattatorio.
leggi la recensione completa di alan smithee