Regia di Sean Mewshaw vedi scheda film
Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. Per quanto sia consigliabile voltare pagina, dopo un evento traumatico ognuno ha un personale tempo di reazione, difficilmente modellabile. Lo smarrimento può durare all’infinito o svanire improvvisamente e le sollecitazioni esterne, quantunque esercitate a fin di bene, non sempre sortiscono gli effetti desiderati.
Questa condizione di blocco, terribilmente delicata, è protagonista di Tumbledown – Gli imprevisti della vita, un film che tenta di non finire incastrato nei più classici luoghi comuni, anche a costo di sorvolare – almeno procrastinandole – su quelle soluzioni che il pubblico dal cuore tenero vorrebbe veder emergere quanto prima.
Hannah (Rebecca Hall) vive nella piccola comunità di Tumbledown ed è alle prese con il lutto per la prematura perdita del marito, un musicista folk. Dopo aver respinto svariate richieste per erigere una biografia su di lui, cede alle pressioni di Andrew (Jason Sudeikis), uno scrittore newyorchese deciso a scriverne a ogni costo.
La loro convivenza forzata, più volte sul punto di capitolare, potrebbe rappresentare per Hannah un punto di svolta.
Con Tumbledown – Gli imprevisti della vita, Sean Mewshaw dà vita a un film dall’andatura irregolare, che alterna note dolci e amare, scaglie leggere e altre drammatiche, senza avere l’equilibrio come mantra principale.
Di conseguenza, l’impasto non possiede una continuità invidiabile ma, contemporaneamente, assume i connotati di una raffigurazione di umanità reale, come tale soggetta a dei moti interiori da movimentare evitando un controllo spasmodico.
Così, assistiamo agli scossoni di una donna costretta a uscire dal suo sogno d’amore, incarnata da una Rebecca Hall cocciuta e stropicciata, in buona sostanza indomabile, mentre l’elemento incomodo e scardinante usufruisce della simpatia espansiva e spontanea di Jason Sudeikis.
Il ritratto offerto dai due contempla discordanze di rito, comprensivo delle abitudini da metropoli contro quelle di provincia, la solitudine fronteggiata dalla vitalità, la riservatezza piegata dalla loquacità, mentre il contorno cambia costantemente i termini, non s’addentra in alcuna descrizione dettagliata, ma i personaggi interpretati da Griffin Dunne e Joe Manganiello regalano appetitosi scampoli da commedia.
Detto di un finale che cede alla tentazione, giustificato dal fatto che - ça van sans dire – da qualche parte la testa va sbattuta, Tumbledown – Gli imprevisti della vita rimane una commedia esistenziale dall’animo agitato ma non esasperato, leggera ma non superficiale, che ricorda quanto la prima impressione possa essere fuorviante e del tempo che dobbiamo offrire per rompere il ghiaccio, un viatico scandito dalle introverse tracce musicali scritte da Damien Jurado (ascolta l’introduttiva Maraqopa).
Spettinato e disinvolto.
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