Regia di Ari Sandel vedi scheda film
Da Bella in rosa a Mean Girls, passando per Kiss Me, i teen movie a stelle e strisce ci hanno insegnato che anche le fanciulle intelligenti, introverse e un po’ secchione possono conquistare il più bello del liceo; a patto che si infilino un abito e mettano il mascara come le coetanee meno intellettuali. Non fa eccezione l’assennata e autoironica Bianca, affezionata ai vecchi film horror e agli indumenti extralarge, beatamente outsider finché non scopre con orrore di essere un A.S.S.O., ossia una “amica sfigata strategicamente oscena”. Il genere di ragazza che le reginette del ballo tengono con sé per risultare ulteriormente avvenenti, o per avere una spalla che non rovini la piazza. Decisa a scollarsi di dosso l’etichetta, Bianca intraprende la classica metamorfosi da brutto anatroccolo, solo per scoprire che niente è più bello che essere se stessi. Diretto con un certo brio da Sandel (premio Oscar per il miglior corto nel 2005) e sorretto dal talento brillante di Mae Whitman (enfant prodige che a otto anni già duettava con George Clooney in Un giorno per caso), il film lancia blandi ma corretti messaggi al pubblico giovane in tema di cyberbullismo e di ricerca identitaria; salvo poi mandare tutto all’aria con un finale che lancia il sasso (al ballo scolastico si può andare anche senza cavaliere!) e subito nasconde la mano (il principe azzurro esiste, e preferisce i tacchi alti). Per essere se stesse, né belle né in rosa, i tempi non sono maturi.
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