Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film
"Excursus" sull'elaborazione del lutto. Lodevoli le intenzioni del regista, un pò meno la fase realizzativa del film .Buona la prova attoriale del protagonista
David Mitchell, sembrerebbe un uomo di successo, che avuto tutto dalla vita: una moglie attraente, un posto di dirigente nell'azienda del suocero, una casa lussuosa. In realtà, la moglie non lo ama, si sente trascurata, e lo ha tradito, il suo lavoro gli è stato conferito non per suoi meriti o competenze, ma solo perché genero del padrone e la sua vita tutt’altro che soddisfacente. Tutto, in realtà, è posticcio ed un incidente stradale, in cui la moglie Julia perde la vita, fa crollare questo castello di carte. David dopo l’improvvisa tragedia, non sembra in grado di comunicare il suo dolore e si chiude in uno stato di apatia, comportandosi in maniera inspiegabile, agendo in modo sempre più strano. Presto prende l’abitudine a smontare oggetti pezzo dopo pezzo, in modo compulsivo. L’umore del protagonista diviene disforico, il suo atteggiamento è stravagante e inquietante. in David, la brutale irruzione della morte nella sua esistenza gli ha fatto perdere l’illusione che la vita sia solo una questione di tassi d’interesse e quotazioni in borsa.
Tra le bizzarrie di David, c’è la sua incredibile reazione ad un banale inconveniente, capitato nella sala d’attesa dell’ospedale, mentre la moglie sta morendo: David introduce una monetina in un distributore automatico, la macchina s’inceppa, lo snack resta incastrato e lui non riesce a prelevarlo, irritato inoltra una lettera di reclamo all’azienda, che li ha in gestione. Tuttavia, in questo messaggio, non c’è solo la richiesta di risarcimento, ma una vera e propria confessione a cuore aperto e un’incredibile richiesta d’aiuto, parla della sua vita, della sua esperienza, e continua in questa insolita esternazione, rivolta in sostanza a sé stesso, attraverso questo appuntamento che diventa quotidiano con queste lettere. La conseguenza è imprevedibile, nell’ufficio di “customer care” c’è Karen Moreno compagna del proprietario dl distributore di merendine, una donna che ha già vissuto sulla sua pelle, l’esperienza di un lutto, le lettere di Davis suscitano il suo interesse e lei risponde, avviando una corrispondenza prima solo epistolare, ma che poi li spinge ad una vera e proprio frequentazione, Karen diventa la sua confidente e amica. E così, tra due perfetti sconosciuti nasce un profondo e imprevedibile feeling, per entrambi un'ancora di salvezza. L’elaborazione del lutto, come la psicologia insegna, è qualcosa di estremamente soggettivo e ognuno ha il diritto di trovare la propria strada per affrontare e superare il dolore. Quella che sceglie Davis, è insolita, costui reagisce distruggendo sia materialmente, che metaforicamente, tutto ciò che gli sta intorno, che sia un frigorifero, il proprio ufficio, una casa, la sua carriera lavorativa o la sua vita passata. Demolire tutto per poter ricominciare da capo, è questo il suo modo per superare il lutto, riprendersi e ritornare a credere nella vita e in sé stesso. Il film è ambizioso, nelle sue premesse, tuttavia malgrado l’impegno della regia e l’ottima prova attoriale del protagonista, ci sono dei momenti di stanca nella sceneggiatura e la storia non persuade del tutto.
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