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Demolition - Amare e vivere

Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Demolition - Amare e vivere

di alan smithee
7 stelle

Elaborazione di un lutto costruendo un nuovo futuro dai detriti di lusso di quello che resta di una vita che non ha più senso di essere proseguita. Una storia di un cambiamento di rotta, da parte di un uomo che si credeva rapante, bello ed imbattibile, e che si ritrova invece pedina dolente di scelte prese da altri in modo ingannevole e maldestro.

Una storia d’amore e di matrimonio come mille altre, ma interrotta bruscamente da un incidente stradale, che si porta via la parte femminile del rapporto, deceduta in seguito ad un grave trauma cranico che ha fatto seguito ad un devastante tamponamento.

A sopravvivere invece è il marito, Davis, praticamente illeso, pur se verosimilmente choccato: un brillante ed affascinante trader borsistico, una delle punte di diamante di una società di intermediazione mobiliare condotta, non a caso, dal padre di sua moglie (lo interpreta con l'abituale piglio deciso l'eccellette Chris Cooper). La ragazza morta era infatti la figlia unica ed adorata di una facoltosa famiglia. La sua prematura ed improvvisa dipartita infligge un dolore devastante, inaccettabile, sia al marito che ai genitori, ognuno preso a suo modo nella gestione di una perdita impossibile da assimilare.

Una disgrazia che, anziché unire nella sofferenza, crea ulteriori rotture all'interno di un clima fino a quel momento sereno, di serena sopportazione tra suocero e genero, in nome e solo ed unicamente per amore di una donna, figlia e moglie.

E se il rapporto tra i due uomini degenera verso stadi primitivi, fomentati da rabbia ed incomprensioni sempre più marcate, la vera distruzione avviene nell’animo del giovane Davis, che inizia a sentire l’esigenza “fisica” di demolire, a suon di martellate, ogni precedente indizio di vita coniugale.

Seguito ad una lettera di reclamo scritta a causa di un banale torto subito in ospedale, accorso mentre l'uomo si trovava ancora stordito al capezzale della moglie, Davis diventa amico e complice di una ragazza madre impiegata in un call center dedicato all’assistenza verso il personale (Naomi Watts), relativo alla ditta che rifornisce macchinette automatiche presso quello stesso ospedale, una delle qali rea di avergli indebitamente sottratto la fornitura di un pacchetto di dolcumi.

L'approccio tra i due estranei si sviluppa ben al di là del singolo problema, e si traduce in una conoscenza che man mano fa nascere un rapporto di complice amicizia, destinato a rafforzare entrambi, ognuno alle prese con le proprie insicurezze, con la debolezza dei rispettivi rapporti sentimentali appena persi o in corso di definizione.

Demolition, del bravo, ma talvolta discontinuo regista Jean-Marc Vallèe, studia il percorso solo apparentemente distruttivo (in realtà tutto il contrario) di un uomo giunto ad un bivio fondamentale della vita, e bisognoso di capire: Davis distrugge non per gusto o per capriccio, ma per comprendere realmente come è organizzata la struttura che compone le cose, e quindi, di rimando, la sua stessa esistenza. A questa apparentemente maniacale tendenza si associa la volontà di lasciarsi da parte una casa stupenda, enorme, avveniristica, ma asettica, impersonale, fredda, preferendole di gran lunga la dimora semplice, piccola e arredata alla meglio, della sua nuova amica Karen.

L’approccio con la donna darà inoltre modo a Davis di venire a contatto con lo scalmanato, irresponsabile, ma simpatico figlio della donna, mettendosi egli stesso alla prova con un ruolo per lui nuovo e per nulla scontato: quello di padre, ruolo che gli fu negato e pure sottratto con uno stratagemma ingannevole, di cui solo quando è inesorabilmente troppo tardi egli ne viene dolorosamente a conoscenza.

Elaborazione di un lutto, certo, l’ennesima, ma soprattutto voglia di capire e di ricominciare dagli errori del passato, riscoprendo i valori più genuini che non si cementano sulle basi economicamente impeccabili di un  ceto sociale che non gli era appartenuto e che l’uomo ha saputo scaltramente conquistarsi, perdendo tuttavia tutta, o anche solo parte, della propria vera attitudine caratteriale e della propria umanità.

Demolition ha la potenza di andare oltre un sentimento di facile rancore o vendetta maturato per un torto subito, e ci fa riscoprire la genuinità di un uomo che, perdendo quanto di più caro era convinto di avere, riacquista in realtà la vera motivazione per vivere e ricominciare veramente.

Ottimo nel ruolo complesso e sfaccettato, Jake Gyllenhaall si appresta a divenire (memori anche di quanto sia bravo nl successivo Nocturnal Animals di Tom Ford), uno dei migliori, se non il miglior attore americano della generazione "35/40".

Il film, potente e non banale indagatore delle più recondite sfaccettature di una mente scaltra ma troppo impegnata verso il lato materiale delle cose, per preoccuparsi della propria intima soddisfazione, rischia più volte di cavalcare percorsi troppo melodrammatici, ma la schiettezza quasi sfrontata dei personaggi, e ancor più quella dei due noti ed affascinanti interpreti, salva sempre la pellicola da cadute di tono o gusto. Notevole esordio per l’adolescente Judah Lewis, adolescente beatamente ed ironicamente confuso che riesce a dare al suo personaggio una marcia in più e a ritagliarsi un ruolo tra i più riusciti tra i personaggi di contorno: ho l’impressione che rivedremo presto il suo viso angelico ma malizioso, che ricorda neppur molto da lontano quello del giovane Di Caprio dei primi ‘90.

 

 

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