Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film
Davis, uomo d'affari, perde la moglie, nonché figlia del suo capo, in un incidente automobilistico.
I film di Jean-Marc Vallée sono sempre un percorso verso un'accettazione: della propria sessualità (C.r.a.z.y.), della malattia (Dallas Buyers Club), del fallimento di una parte della propria vita (Wild). In questo caso il tema affrontato è quello dell'elaborazione del lutto.
Il protagonista non riesce a concepire quello che gli è successo, nega il dolore che ne deriva e inizia a demolire tutto ciò che gli sta intorno: dapprima le sue relazioni e la sua carriera, poi gli oggetti, che all'inizio smonta per capirne il meccanismo e che in seguito distrugge non riuscendo più a trovarne un senso, in una continua escalation che lo porta fino a desiderare di distruggere se stesso (rappresentato da un piacere scriteriato nei confronti del dolore fisico).
Il regista segue questo percorso con il suo stile frammentato, fatto di continue apparizioni ectoplasmatiche, riavvolgimenti di tempo e accelerazioni improvvise, affidandosi molto all'istrionismo di Jake Gyllenhaal.
Purtroppo a metà film il meccanismo un po' s'inceppa, non trovando niovi stimoli se non in un'esasperazione di quanto già mostrato, che fa perdere un po' di senso ed efficacia al film e che fa andare anche Gyllenhaal spesso in overacting.
Resta comunque un buon tentativo da parte di Vallée di ritornare a sperimentare dopo alcuni film più standardizzati, realizzando così un film imperfetto ma, come il protagonista, alla continua ricerca di un suo cuore.
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