Regia di Maïwenn Le Besco vedi scheda film
Tony, sciando, si infortuna gravemente un ginocchio e, in riabilitazione, la psicologa le insinua il dubbio che non di casualità si tratti: in francese ginocchio è “genou”, si legge come la crasi fra “je” (io) e “nous” (noi). Che forse ci sia un sommerso problema relazionale alla base dell’incidente? Legamenti troppo deboli a causa di legami troppo forti? La protagonista è scettica, ma la metafora, massima profondità di un film tutto di superficie, informa la cornice narrativa dell’opera quarta di Maïwenn: durante la fisioterapia, Tony ripercorre le tappe della sua via crucis amorosa, dall’incontro col playboy seriale Georgio (un Vincent Cassel perfetto in ogni dettaglio del suo fascino letale) all’agonia del loro rapporto. Lei - una donna come tante, nella norma, insicura il giusto - s’innamora fulmineamente di lui;?lui, narcisista patologico, s’innamora non di lei, ma del riflesso di se stesso che scintilla negli occhi di una donna adorante. Il resto è storia d’amore e di strazio, attori di grido che gridano, il ritratto di una relazione che del mondo fuori da sé non ha coscienza, rinchiusa in appartamenti borghesi (più d’uno: quando Georgio non sopporta gli isterismi della compagna incinta, le compra un’altra casa alla giusta distanza) e in un cinema vanesio. Oltre che scorretto verso i suoi personaggi: per non sembrare troppo di parte, l’autrice riduce Tony a uno stereotipo di donna masochista, rendendo il maschilismo di fondo quasi giustificabile.
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