Regia di Pavle Vuckovic vedi scheda film
Il film del serbo Pavle Vuckovic è un affascinante analisi dei rapporti amorosi moderni e di come questi siano sensibilmente influenzati dalle possibilità voyeuristiche consentite dalle nuove tecnologie. Gli ambigui filmati che la dolce Maya posta su internet aprono al giovane Jovan l'accesso ad una nuova concezione di rapporto sentimentale basato sulla possessione e sulla gelosia, che va lentamente a sostituire un altrettanto criticabile routine di ciniche sfide a "chi conquista più ragazze in un mese". Il film riesce nel suo intento saggistico e di racconto di formazione, con quell'accento marcatamente agrodolce tipico del cinema dell'Europa orientale. Il regista non sembra affatto preoccupato di affrontare le situazioni più scomode, ma al contrario con spudorato coraggio evita sempre il protrarsi della suspense e lascia dire immediatamente ai suoi personaggi quello che pensano. Ne escono delle dinamiche sentimentali molto complesse e combattute, senza tuttavia scadere mai in melodrammi puerili e mocciani. No, i personaggi di Vuckovic sono persone mature che meritano il rispetto dello spettatore, che sanno ciò che vogliono anche se non riescono ad ammetterlo a voce alta. Un clima di tensione permane comunque su tutta la pellicola, perché Jovan teme costantemente che il volto ingenuo e angelico dell'amata Maya sia solo una maschera di marmo indossata in sua presenza.
Ma non finisce qui. Il buon Vockovic non si accontenta semplicemente di strutturare in maniera impeccabile una sceneggiatura di sentimenti ossessivi e hitchcockiani, e di dirigere con altrettanta maestria due giovani promesse del cinema serbo, i cui corpi nudi, accarezzati dalla macchina da presa si intrecciano frequentemente con grazia artistica e bestialità animalesca in alcune tra le migliori sequenze erotiche mai viste sulle schermo. No, dopo essersi liberato in colpo solo di tutti i product placement cui era legato nella prima inquadratura (coca cole, birre e snack come se piovesse... Oh, realizzate un primo film non è una cosa semplice!), il regista si getta immediatamente nella sperimentazione metatestuale con un mix di tecniche e mezzi crossmediali per esprimere in maniera originale e innovativa la sua idee di cinema e di mondo. Il montaggio alterna sapientemente scene prettamente narrative ad altre sequenze di natura forse onirica, forse simbolica, ma con la grana e l'apertura focale tipiche delle telecamere dei telefonini in grado di registrare col medesimo cinismo scene di dolcezza infinita o di estrema pornografia. Allo stesso modo del regista, anche il giovane Jovan è ossessionato dai filmati dell'Iphone postati su internet, al punto da vederli e rivederli centinaia di volte, fino a diventare un novello analista Antonioniano in grado di interpretare con precisione le fugaci espressioni facciali che per pochi frame tradiscono la vera natura delle persone o addirittura scovare oggettivi dettagli nascosti negli angoli delle inquadrature.
Per quanto mi riguarda, la Camera d'oro di quest'anno per la migliore opera prima va senz'altro a "Panama". Film eccellente!
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