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Il traditore

Regia di John Ford vedi scheda film

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La recensione su Il traditore

di munnyedwards
8 stelle

 

Sarà una notte molto lunga quella che attende Gypo Nolan (Victor McLaglen), una notte di nebbia fitta, di sogni infranti, di amori impossibili, di tradimenti e di fughe disperate, uno notte segnata da un destino beffardo che lo chiama ad un gesto infame, a cui lui non riesce ad opporsi.

Nella Dublino in guerra del 1922 Gypo è un omone grande e grosso ma dal cuore tenero, vaga per le strade vivendo di quello che trova e sogna una fuga in America con la sua amata Katie (Margot Grahame), costretta per campare a fare vita di strada.

Gypo un tempo faceva parte del fronte rivoluzionario in lotta serrata contro l’invasore inglese (IRA), rifiutando di uccidere a sangue freddo una spia viene espulso dal gruppo e isolato dal contesto della rivolta, la scelta lo segna profondamente, odiato dagli inglesi e scansato dai suoi compagni irlandesi trova rifugio nell’alcool.

 

The Informer (1935 window card).jpg

 

La vita per lui non è facile ma rimane sempre viva la speranza di una fuga d’amore, per metterla in atto servono venti sterline (o trenta denari, è lo stesso), venti maledette sterline che sono proprio la taglia offerta dagli inglesi per la cattura di Frankie McPhillip (Wallace Ford), amico fraterno di Gypo e ricercato numero uno dalle autorità.

McPhillip proprio quella notte di nebbia e disperazione decide di scendere in città per incontrare i familiari e il caso vuole che ad incontrarlo sia proprio il suo amico Gypo, la tentazione a questo punto è troppo grande, così come grande sarà il prezzo da pagare, il senso di colpa lo raggiungerà molto prima dei suoi ex compagni di lotta e non gli darà tregua, come un cane rabbioso che ti azzanna la gola e non ti lascia più.

 

Margot Grahame, Victor McLaglen

Il traditore (1935): Margot Grahame, Victor McLaglen

 

Il traditore (The informer) è il secondo film che Ford gira per la RKO e sarà l’opera che lancerà il suo nome nell’olimpo dei grandi di Hollywood, la cosa fa abbastanza sorridere perché il regista aveva già diretto moltissime pellicole e ancora si doveva abbandonare ufficialmente a quello che poi diventerà il suo contesto naturale, ossia il western (“Mi chiamo John Ford e faccio western”).

The Informer fu un clamoroso successo commerciale ma sopratutto di critica, costato due soldi e girato in poco tempo aveva messo il regista nelle migliori condizioni per lavorare, perché si doveva girare in tempi brevi ma c’era assoluta libertà, Ford impose il nome di McLaglen come protagonista e fu la prima di una lunga serie di scelte vincenti.

Il film fu candidato a ben sei premi Oscar e ne vinse quattro, tra cui quello alla miglior regia e al miglior attore protagonista (un bravissimo McLaglen), le altre due statuette andarono alla sceneggiatura di Dudley Nichols (da un racconto di Liam O'Flaherty) e alle musiche di Max Steiner, l’opera fu candidata anche come miglior film ma perse il confronto con il classico La tragedia del Bounty di Frank Lloyd.

 

Victor McLaglen

Il traditore (1935): Victor McLaglen

 

Per Ford fu comunque il primo Oscar alla regia di una lunga serie (in carriera ne vinse sei), un Oscar strameritato considerando la funzionale ma appassionata rappresentazione di questo dramma umano.

La cupa storia di Gypo Nolan colpisce per il senso di inevitabile tragedia che trasmette, il destino del protagonista sembra infatti segnato fin dal principio, fin da quando il manifesto della taglia (strappato con rabbia da Dolan e gettato a terra) sembra seguirlo per le strade di una Dublino nera come la pece, un pezzo di carta animato dal vento (o da chissà chi altri) che si attacca alla gambe di Gypo come a ricordagli una tentazione irrinunciabile.

Un altro punto a favore del film va ricercato nella fotografia di Joseph August, un fedelissimo di Ford, l’atmosfera cupa della notte, le strade illuminate dai lampioni, le ombre che si muovono come fantasmi in un chiaroscuro molto contrastato e visivamente affascinate, Ford sfrutta al meglio la potenza di questa cupezza estetica che è anche una cupezza dell’anima.

 

Margot Grahame

Il traditore (1935): Margot Grahame

 

L’anima del film è il cuore pulsante del povero Gypo Nolan, che lo straripante McLaglen ci mostra in tutta la sua brutale e sofferta umanità (Ford lo faceva bere prima di girare le scene), un personaggio che per tutto il film viene inseguito dai sensi di colpa e che cerca rifugio nel sogno di una falsa compagnia (King Gypo lo chiamano mentre offre da bere a tutti), una effimera considerazione della comunità pagata con i soldi della taglia, spesi per dimenticare l'errore fatale e affogare il dolore nell’alcool.

La pace per Gypo arriverà solo nel finale, con quella richiesta di perdono che con benevolenza viene accolta, un perdono chiesto a Dio e alla madre di Frankie nella chiesa della città, mentre fuori infuria la caccia ad un uomo sconfitto dalla debolezza umana e da un destino beffardo.

Ho visto la versione in lingua originale perché il doppiaggio italiano non è un granché, per gli interessati comunque il film è visibile gratuitamente su YouTube (in italiano e inglese), curioso notare come tra le due versioni ci sia differenza anche nei titoli di apertura, quelli italiani sono completamente diversi e omettono due riferimenti di testo, il primo evidenzia il contesto storico della storia, il secondo chiama in causa Giuda e i suoi trenta denari.

Voto: 8

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