Regia di Joe D'Amato (Aristide Massaccesi) vedi scheda film
Martin va a fare il soldato mercenario in Africa; l'obiettivo segreto della sua missione è stanare un altro mercenario, che è in realtà un traditore. Ma le insidie si moltiplicano, a partire dai bellicosi indigeni.
Joe D'Amato era a un passo dalla svolta pornografica della sua carriera; fino a quel punto, in una decina scarsa di anni di attività, aveva diretto praticamente di tutto (commedie, horror, azione, ma soprattutto film erotici) e questo Duri a morire, appartenente di diritto sia al filone dei lavori di guerra che a quello esotico, rappresenta una nuova direzione nel 'genere' in cui il Nostro si spinge. Naturalmente se la cava anche qui: era d'altronde un regista dotato, ma forse un po' troppo svogliato, comunque mai capace di dare una svolta 'autoriale' al proprio cinema, accettando di girare soltanto lavorucci a basso o bassissimo budget e puntando perciò sulla quantità prima ancora che sulla qualità; Duri a morire - curiosamente, il sottotitolo del terzo capitolo della celeberrima saga di Die hard, che uscirà nel 1995 - non va granchè oltre ai soliti luoghi comuni del genere, risultando anche qua e là abbastanza discriminatorio verso la popolazione africana, salvo poi ribaltare tutto nel finale. La sceneggiatura è firmata da Sergio Donati e Giuseppe Zaccariello, che è il produttore del lavoro; fra gli interpreti i nomi di maggior spicco sono quelli di Luc Merenda, Piero Vida, Donald O'Brien, Percy Hogan e Isarco Ravaioli; Alessandro Haber compare in un ruolo minore, 'nobilitando' in qualche modo il lavoro. Apprezzabilissima (con intenso groove di basso persistente) la colonna sonora di Stelvio Cipriani. 2,5/10.
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