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Duri a morire

Regia di Joe D'Amato (Aristide Massaccesi) vedi scheda film

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La recensione su Duri a morire

di giurista81
7 stelle

Action movie aderente al filone bellico in anticipo su Rambo e sulla serie di epigoni diretti dai vari Antonio Margheriti, Fabrizio De Angelis e Bruno Mattei. Joe D'Amato dimostra di saper girare con budget irrisorio e porta a termine uno dei film più quadrati della sua filmografia. Bella la regia, con inquadrature strette sui volti degli attori e pochi fronzoli. Buonissima anche la direzione degli attori.

La sceneggiatura, firmata da uno dei collaboratori più quotati di Sergio Leone, ovvero Sergio Donati (C'era una volta il West e Giù la Testa), è minimalista e sembra attingere più dallo spaghetti western che dal war movie (qualche eco da Quella Sporca Dozzina). Tutto ruota su una lotta tra commilitoni per accaparrarsi la taglia (da un milione di dollari) che pende sul capo di un ricercato per omicidi politici che ha pensato bene - in gran segreto - di rifugiarsi in un esercito di mercenari. Innovativo, per l'epoca, il contesto scenografico. Dalle lande desertiche dell'Almeria, ci spostiamo nelle giungle della Repubblica Dominicana dove vediamo all'opera una sorta di legione straniera agli ordini di un rude maggiore che anticipa il Sergente Hartmann di Full Metal Jacket. Nella prima parte di film si assiste alle esercitazioni dei militari, chiamati a sfidarsi in percorsi di guerra infarciti di trappole e ostacoli mobili, e alle attività ricreative tra bettole, contrabbando e sale divertimenti. Lo sviluppo è piuttosto lento. Donati prova a caratterizzare i personaggi, ma vi riesce solo parzialmente. Curioso il personaggio del polacco, interpretato da Wolfgango Soldati, che si muove sempre tenendo un coniglio bianco nel taschino da cui sembra non volersi mai separare ("è l'unico essere vivente con cui parli"). Luc Merenda, all'epoca in auge nel poliziesco, tiene alto il tenore del film, con le sue doti acrobatiche, l'eccelso doppiaggio di Pino Colizzi e gli atteggiamenti smargiassi. Oltre alla regia, il punto di forza del film sono i volti degli attori. Donald O'Brien, alquanto rude e subdolo (presenti rimandi a Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo nella parte in cui Tuco cerca di convincere il Biondo a rivelargli dove sia il tesoro, perché sarebbe un peccato che morisse senza consentire ai soci di recuperare il bottino), è ispirato come non mai. Molto bene anche il colored Percy Hogan, ultra simpatico e in apparenza imbranato e sfruttato dagli altri alla stregua di un animale da soma. Laurence Stark ha un ruolo muscolare alla Bud. In un piccolo ruolo c'è persino Alessandro Haber.

Il livello del film cresce alla distanza, quando il gruppo di mercenari agli ordini di O'Brien viene incaricato di compiere una missione suicida nel cuore della giungla amazzonica. I "nostri", allettati dalla promessa di onorari ben retribuiti, finiranno per disertare al fine di contendersi la sorte di uno di loro, il viscido Leon (Piero Vida), su cui pende una taglia milionaria. Saranno quattro i soggetti che si troveranno a collaborare,in modo da darsi supporto nell'attraversamento del territorio nemico, in piena giungla, subito pronti ad autoeliminarsi così da incrementare la quota di divisione del malloppo. Bene le scene d'azione (poche), tra mitragliate ed esplosioni. Quasi del tutto assente il grandguignol, sebbene vi sia una decapitazione fuori campo, un cadavere marcescente e Merenda costretto a essere sorretto per tutta la parte finale in quanto ferito a una gamba. Ritmatissima, seppur ripetitiva e limitata a due motivi, la colonna sonora di Stelvio Cipriani. In conclusione Duri A Morire, che anticipa il titolo del ben più famoso film con Bruce Willis, è molto carino, peraltro ben concluso da un epilogo a sorpresa decisamente ironico e beffardo. Tra i migliori, quanto meno conosciuti, film di Joe D'Amato. Più che onesto.

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