Regia di Ted Nicolaou vedi scheda film
Nel 1968, nella California dove si indossano fiori nei capelli, il giovane Donald Walters conosce Paramahansa Yogananda e resta folgorato dalla possibilità di una vita in totale sintonia con l’armonia della natura e con i propri simili. Prende il nome di Swami Kriyananda e fonda la prima comunità Ananda, nei pressi di Sacramento: all’inizio un accampamento di tende, destinato a diventare una vera e propria oasi dove i residenti praticano meditazione e yoga, coltivano il cibo che mangiano e vivono secondo le linee guida di una fede che fonde principi del cristianesimo con quelli dell’induismo. Tutto questo scopre la giornalista (fittizia) Juliet, inviata dal (finto) magazine “Profiles” a vivere per una settimana ad Ananda, dove intervista il (vero) guru Swami e tutta una serie di (altrettanto veri) abitanti della comunità. La struttura che propone un’attrice (Elisabeth Röhm, volto seriale di Law & Order, Heroes etc.) come interlocutore di personaggi reali ha uno stampo smaccatamente televisivo (a tratti straniante: Swami Kriyananda è l’unico protagonista non doppiato) funzionale a costruire un percorso di avvicinamento alla filosofia Ananda che un documentario tout court non avrebbe consentito. Juliet è ovviamente conquistata dallo stile di vita e dalla pace interiore che ha conosciuto, e il film assume da subito i contorni di un depliant illustrato dai colori sgargianti, con tanto di panoramica sulle “succursali” (le comunità Ananda in India e in Italia): un lungo pamphlet dal sorriso smagliante.
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