Regia di Stefano Calvagna vedi scheda film
Gli ultimi anni di vita di Franco Califano, cantautore romano vissuto fra eccessi e spacconerie, ridotto a esibirsi nei ristoranti per due soldi, abbandonato dai media e dai colleghi e collaboratori, ma mai dai fans.
Le cover band sono l'aspetto più patetico e ridicolo del mondo della musica. Che c'entra questa ovvia considerazione con un film come Non escludo il ritorno? C'entra, eccome: se, per fare un esempio chiaro, a interpretare Freddy Mercury & soci in un biopic sui Queen avessero chiamato una cover band dei Queen, l'effetto sarebbe stato lo stesso - straniante e involontariamente parodistico. Il Califano dell'imitatore Gianfranco Butinar, già visto come comico in qualche trasmissione tv, è una macchietta, una caricatura che non fa onore al cantautore romano, specie in un lavoro espressamente dedicato alla sua memoria, girato pochi mesi dopo la sua scomparsa. Al di là della scelta infelice del protagonista, Stefano Calvagna dimostra la sua dedizione totale all'artista con un film che esonda affetto e ammirazione ripercorrendo gli ultimi periodi della vita di Califano - i più difficili - proponendoli come chiave di lettura della sua intera esistenza: smodata, spavalda, godereccia, ostentata, orgogliosa, ma anche colma di poesia e di talento, come quelli che solo l'autore di un pezzo del calibro di Minuetto (affidato a Mia Martini) potrebbe avere. Non escludo il ritorno fu il titolo del brano che il cantante portò a Sanremo nel 2005, finendo anche in quell'occasione incompreso; naturalmente la frase suona anche come un epitaffio in perfetto accordo con lo stile ironico e megalomane del suo autore. Sceneggiatura di Andrea Fucà e di Calvagna, che ha anche un ruolo in scena; altri interpreti: Enzo Salvi, Franco Oppini, Nadia Rinaldi e, in un ruolo laterale ma rilevante, nientemeno che Michael Madsen. 3,5/10.
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