Regia di Stefano Calvagna vedi scheda film
Si vede nel film il dvd di un concerto registrato in occasione del 70° compleanno di Franco Califano. La regia era proprio di Calvagna, tra gli amici del cantautore insieme al protagonista Gianfranco Butinar, noto per le imitazioni, oltre che del Califfo, anche di Francesco Totti, Luciano Moggi e Renato Zero. E per dare un maggiore realismo, sono stati utilizzati i vestiti e gli oggetti personali del cantautore. In Non escludo il ritorno viene portata sullo schermo la “terza vita” di Califano. Non il suo successo, non i suoi problemi giudiziari e quelli con la droga, ma gli anni in cui ha cercato di tornare alla ribalta. Quasi una ricerca del tempo perduto, in cui una vicenda reale (come già era accaduto con quelle ispirate a Luciano Liboni in Il lupo e al professore di Camerino accusato di molestie da un’allieva in L’uomo spezzato) è per Calvagna il pretesto per raccontare un altro viaggio nell’inferno interiore. Il film è sicuramente un sentito omaggio a Califano da parte di chi gli è stato vicino. Ma il cinema non rende giustizia alle intenzioni. Qui il Califfo non buca lo schermo. Si sentono troppo i segni dell’imitazione oltre all’interpretazione, si avverte una ripetitività nel modo in cui sono inquadrati i concerti (con il reiterato dettaglio della nuca ripresa da dietro) e spesso non sono tagliati pezzi di dialoghi, fatto evidente anche nell’apparizione di Michael Madsen, che rendono verboso e lungo anche un film di solo 90 minuti. Non era forse meglio un documentario?
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