Regia di Mario Amendola vedi scheda film
Totò e Macario, con poco feeling e ancora meno battute efficaci, abitano una sceneggiatura inesistente che sa di barzelletta dalla scarsa riuscita. Uno dei momenti più bassi della carriere dei due grandi attori.
Due musicisti di mezza tacca, finiti in carcere per una banalità, danno libero sfogo alle loro fantasie erotiche, raccontando di essere stati nei night club di tutta Europa.
Con questo banale escamotage narrativo, si creano due unità spazio-temporali nelle quali distribuire le battute di Totò e Macario, basati da un lato sul rapporto contrastato con i compagni di cella e il secondino (il solito Mario Castellani) e dall’altro fatto di storielle, a mo’ di barzelletta, che ritraggono i protagonisti in una serie di situazioni per la maggior parte banali. “Totò sexy” praticamente non ha trama, non ha capo né coda, è solo un modo di (ri)presentare il talento, per la verità sottotono, di Totò e Macario (tra l’altro una delle coppie meno affiatate della nostra commedia dell’epoca).
Il film è utile solo per capire quanto sia cambiata l’Italia in pochi anni: i sederi al vento, letteralmente vietati fino a pochi anni prima, qui rappresentano il punto focale di molte scene pruriginose, con ballerine e spogliarelliste in pose decisamente sensuali per l’epoca.
Uno dei peggiori film del principe della risata, che, fosse dipeso da questo film, si sarebbe chiamato certamente in altro modo.
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