Regia di Dragan Bjelogrlic vedi scheda film
Li avevamo lasciati così, sull’orlo di un sogno. Misha, Tirke ed i loro compagni di squadra stavano per partire per il viaggio più importante della loro vita: i giovani eroi del calcio jugoslavo erano diretti a Montevideo, per partecipare al campionato mondiale del 1930. Li ritroviamo adesso impegnati in quella nuova avventura, in una terra così diversa e lontana dalla loro patria, ma ugualmente povera, ed altrettanto solare e ricca di passione. Il sequel del film Montevideo, God Bless You!, candidato serbo al premio Oscar 2012, è la prosecuzione dello stesso mito ruspante di allora: un racconto acceso dalle tinte un po’ allucinate di una festosa ingenuità paesana, sgangherata ed incline agli eccessi, anche in termini di autoironia. La narrazione, colorita e vivacemente dettagliata, presenta la storia come la somma di tanti capitoli individuali, in cui le vicende private dei protagonisti movimentano il gioco di squadra, dando alla sfida agonistica un significato che travalica i confini dello sport. Occorre restare uniti, ma il principio non risulta più così naturale, come quando si era a casa, in mezzo agli amici, senza alternative al dovere di dare il meglio di sé e vincere, per sé e per i propri cari. Adesso, là fuori, si offrono nuove possibilità e si prospettano ignoti pericoli. Un susseguirsi di tentazioni e minacce rende accidentato il percorso di un gruppo di ragazzi inesperti, alle prese con questioni che non si risolvono facilmente, come invece accadeva una volta, sul campo, quando bastava applicare bene le regole del gioco e lo spirito di corpo. Le storie dei protagonisti si separano, insieme ai desideri e alle emozioni che tendono a disperdersi, a lasciarsi prendere da un senso di sradicamento che rende insicuri, ma anche smaniosi di liberarsi da quella situazione di opprimente disagio. Non si tratta più di essere fisicamente forti e tecnicamente bravi, ma di capirci qualcosa e decidere cosa fare. L’ambiente è in parte ospitale, in parte ostile, oscillante tra spensieratezza e malinconia, fra la gioia di vivere e l’arretratezza culturale. Il quadro, diventato inaspettatamente ambiguo e complesso, si propone come un labirinto che ognuno dei personaggi imbocca a proprio modo, cercando la via d’uscita attraverso le lusinghe e i tranelli che gli toccano in sorte. Alla fine, ritrovarsi comunque a combattere insieme per lo stesso obiettivo, si rivelerà un compito difficile ed amaro, benché affrontato con la maturità che spegne l’entusiasmo adolescenziale per cedere il posto a quella fermezza da uomini adulti che fa tacere la rabbia e sudare la fronte. Il tono si è indurito, ma non ha perso la lucentezza delle imprese in cui si crede, e in cui si riversa tutta l’anima. La commedia si fa a tratti seria, la retorica popolana si lascia stemperare dalle prosaiche incongruenze della realtà, ma, in compenso, la voce è diventata più energica e penetrante: intanto, in sottofondo, si avverte ancora il profumo caldo delle illusioni appena sfornate, e lasciate a malincuore nel piatto.
See you in Montevideo è stato selezionato per rappresentare la Serbia al premio Oscar 2015 per il miglior film straniero.
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