Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film
Il progresso tecnologico, l'intelligenza artificiale, la coscienza, l'anima, le macchine. Tutti temi sfruttati e percorsi già ampiamente battuti dalla fantascienza letteraria e filmica. Qui abbiamo un regista di genere, con un buon esordio alle spalle (l'ampiamente elogiato District 9), sudafricano, alle prese con storia e protagonista a metà strada tra Terminator e Robocop. Per non farsi mancare nulla, scrittura un paio di icone cinematografiche come Sigourney Weaver, l'indimenticata Ripley di Alien, e il muscolare Wolverine Hugh Jackman. Mette al centro il robot di turno, dandogli un nome puerile, come a sottolinearne l'innocenza iniziale e la successiva trasformazione nello specchio del mondo in cui si trova calato, caratterizzato da violenza e prevaricazione, altro cliché. Il percorso di formazione di Chappie, che abbraccia la parte centrale del film, è alquanto fiacca e patetica. Un'occasione sprecata pur nella poca originalità dell'idea di partenza. I dialoghi e il doppiaggio non giocano a favore dei personaggi, già dozzinali e sgradevoli. Il degrado dei sobborghi di Johannesburg e il duo elettro gangsta rapper Die Antwoord, costantemente sopra le righe, assieme ad una colonna sonora fracassona e a un ritmo solo apparentemente sostenuto, contraddistinguono in negativo una pellicola statica e priva di spunti concreti. Fotografia sporca e plumbea. Si arriva alla fine stanchi, frastornati, annoiati. Tanto rumore per nulla.
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