Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film
Sudafrica, prossimo futuro. Trovandosi in difficoltà nel contrasto al crimine violento, i poliziotti umani sono stati sostituiti dagli "scouts", androidi molto resistenti e dotati di eccezionali capacità. Il progetto è gestito dalla società Tetravaal; l'ingegnere Deon Wilson, creatore delle macchine, è soddisfatto del suo operato, ma vorrebbe spingersi oltre, dotando gli androidi della capacità di avere una coscienza e provare emozioni e sentimenti. E' ostacolato sia da Michelle, amministratrice della Tetravaal, sia da Vincent, un ingegnere rivale, ideologicamente schierato contro la (semi)indipendenza degli automi ed ideatore di una macchina chiamata Moose, un gigantesco robot controllato da remoto in ogni suo più piccolo movimento. Deon sceglie di avviare comunque la sua sperimentazione, sottraendo al laboratorio di sviluppo un androide danneggiato e ritirato, al fine di installare nel cervello elettronico il suo software di intelligenza artificiale. E' però intercettato e rapito, mentre circola con il corpo metallico del robot, dai membri di una scalcinata banda di trafficanti di droga, intenti all'organizzazione di un grosso colpo il cui bottino è loro indispensabile per ripagare un debito contratto con un pericoloso boss di Johannesburg. Nonostante ciò, Deon attua il suo esperimento. Nasce Chappie, unione di corpo metallico ed intelligenza artificiale. La creatura vede nei banditi i genitori ed in Deon il "creatore"; apprende le prime nozioni della vita tramite l'esperienza e le lezioni, anche di dubbia moralità, impartite dai malviventi. Ben presto dovrà difendersi dalle macchinazioni di Vincent e dalla violenza del boss. Terzo lungometraggio diretto da Neill Blomkamp, "Humandroid" è un film di fantascienza ricco d'azione ma anche di spunti, il primo dei quali ci porta a riflettere sulla natura della coscienza di Chappie. L'evoluzione della trama ci lascia comprendere come, nonostante l'origine "artificiale", il robot, in virtù della sua facoltà di provare emozioni, ed orientare in base ad esse il proprio agire, possa essere considerato "umano", ne' più, ne' meno degli altri personaggi. Alcuni di essi, a loro volta, mutano la propria forma esteriore, "dematerializzandosi" o animando corpi meccanici. Dunque, non sono l'origine o la materia a determinare l'"umanità", bensì la coscienza, intesa quale patrimonio di sentimento, conoscenza, volontà. Tanto più che i membri di questa strana famiglia - una comunione di "entità" legate da affetto reciproco : Chappie (figlio), i banditi Yolandi (madre) e Ninja (padre), il "creatore" Deon (nomen omen) - si rivelano molto migliori dei loro antagonisti, persone in carne, ossa e cervello, nate da altre persone. Altro spunto interessante è dato dall'analisi del rapporto tra Chappie e Deon. Quest'ultimo sottovaluta la portata del proprio esperimento, di cui coglie inizialmente solo l'importanza scientifica. Dà coscienza a Chappie pur sapendo che l'androide è vittima di un guasto tecnico che entro breve porterà ad un inevitabile spegnimento. Ciò è compreso dalla stesso robot, il quale rimprovera duramente Deon, lasciando comprendere i complessi risvolti morali insiti nell'attività dello scienziato. Egli ha creato un'anima; le origini sono artificiali; il dolore, l'emozione, il sentimento, gli affetti, assolutamente naturali, intensi, reali. La responsabilità di Deon è dunque altissima. Tra gli attori, è degna di nota la presenza della coppia di musicisti sudafricani Yolandi Visser e Watkin Tudor Jones nei panni dei due "genitori acquisiti" del robot. Hugh Jackman è Vincent - rivale di Deon - il quale nasconde la gelosia per il successo altrui dietro un viscerale odio per gli androidi. Deon è intepretato dall'attore britannico Dev Patel; appare, infine, Sigourney Weaver, nel ruolo di Michelle. Il film è ricco di sequenze d'azione; l'ambientazione mostra una Johannesburg ricca di evidenti contrasti sociali; al benessere di alcune zone si contrappone lo squallore di baraccopoli, periferie malconce, aree industriali abbandonate, ridotte ad depositi di immondizia e rifugio per disperati. Ho letto giudizi contrastanti su quest'opera; alcuni la definiscono un po' ingenua. E' un connotato che può essere ravvisato, ma che non mi ha impedito di apprezzare il film. Vero che i temi trattati, interessanti e sicuramente di prossima attualità, non godono di una trattazione esaustiva; vero che la conclusione è molto "edulcorata"; vero che la storia non brilla per originalità, traendo il regista ampia ispirazione da opere del passato, da "Blade Runner" a "Robocop" e seguiti (impossibile non notare la somiglianza tra il Moose ed il robot ED-209). Ma il film è vivace, a tratti non si prende troppo sul serio (veramente divertente vedere Ninja tentare con poco successo di addestrare al crimine Chappie), e non manca di emozionare. Neill Blomkamp ha fatto, a mio parere, un buon lavoro.
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