Regia di Laura Poitras vedi scheda film
Un gran bel documentario, più che altro per il coraggio e l’importanza di ciò che denuncia. Il famoso Snowden qui in persona denuncia uno dei grandi problemi della contemporaneità: il controllo totalizzante che i governi, tramite i media sempre più sofisticati, possono fare della vita dei cittadini, anche se questi non sono minimamente sospettati di alcun illecito. L’abuso del potere è sempre stato un problema immenso nella storia; ma oggi, come è noto, lo è molto di più, grazie a tecnologie che negli ultimi decenni permettono di controllare tutto e tutti senza alcun consenso. L’utilizzo spionistico, poliziesco e militare di internet è ciò per cui internet è nato, ed è ciò per cui i suoi pionieri sono adesso fra gli uomini più ricchi del mondo, soprattutto per aver creato degli strumenti illeciti in mano ai governi. O ad aziende private per la concorrenza illegale, non si dimentichi. Ma ormai da almeno un secolo, quasi tutti i governi, e quelli dei paesi più progrediti in particolare, sono in mano del tutto a imprenditori e ai banchieri; sono in mano a privati, insomma, privati ricchissimi e sovente disonesti.
Notevole è la denuncia della menzogna americana, in particolare dell’amministrazione Obama: un film come questo fa capire come il mito dei democratici giusti e buoni, di cui Obama è stato il maggior rappresentante dopo Kennedy, è solo una bufala propagandistica. Anche dietro ai democratici ci sono interessi di privati (vengono eletti solo grazie ai milioni di dollari delle campagne elettorali pagate da grandi aziende), spesso lesivi di diritti umani, e una ragion di stato che deve nascondere un imperialismo che contro stranieri è, e resta, sopraffazione violenta e furto armato, e nulla più.
Il film è puntualissimo. A mio parere lo “Snowden” di due anni dopo (2016) di Stone è ancora più incisivo sull’’argomento, anche perché narrativamente e cinematograficamente è più accattivante (essendo un capolavoro, a mio parere).
Snowden appare per quello che è: un eroe contemporaneo. A soli 30 anni ha messo a repentaglio la sua vita per lottare contro il controllo iniquo di chi ha il potere, che così lede diritti sanciti dalle costituzioni, diritti sacrosanti e inalienabili. A quanto si sa, è un personaggio indipendente: non ha fatto ciò per vantaggi economici, ma per non doversi vergognare nella sua coscienza (pur essendo un pentito, che ha commesso dei reati che gli venivano ordinati dal governo americano), e perché altri non fossero vittime. E sapeva benissimo che, facendo così, metteva a repentaglio: non solo la sua ricchezza non indifferente; non solo la sua carriera, notevole; ma anche la sua tranquillità, e anche magari la sua vita. Chapeau.
L’anno dopo questo documentario, che le valse l’Oscar, la lodevolissima Poitras concederà il bis con un altro grande eroe contemporaneo, Assange, con il documentario “Risk”. Tristemente istruttivo sapere che di quest’opera, come dell’altra della Poitras che lì denuncia l’aggressione americana in Irak (“My Country My Country” del 2006), non esistano ancora versioni italiane.
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