Regia di Marco Pianigiani vedi scheda film
Da romano quale sono, è da anni che vivo il senso di colpa per non essere mai tornato a visitare i Musei Vaticani: le file interminabili di turisti che in ogni mese dell'anno sono capaci di sfidare il sole rovente o le alluvioni per guardare i capolavori raccolti in quelle stanze, nonché i sette chilometri di gallerie da percorrere non sono mai state un incentivo. Mi dico: meno male che è arrivato questo film, così mi faccio passare i sensi di colpa con una sola ora sulla poltrona in pelle umana (non può essere di altro materiale, dato il costo quasi proibitivo del biglietto) e gli occhialetti 3D. Quello che ho visto è invece un marchettone sponsorizzato dal Vaticano, nel quale - oltre a una manciata di capolavori (sempre gli stessi) che vanno dal Laocoonte del I secolo d.C. a Dalì passando per il San Girolamo di Leonardo, i quadri di Caravaggio, i dipinti di Giotto, gli affreschi di Raffaello e quelli di Michelangelo nella Cappella Sistina - tocca assistere agli sproloqui pieni di imprecisioni del "professor" Antonio Paolucci (direttore dei musei), a una serie di immagini in chiave new age con un tizio seminudo e lo sguardo da stoccafisso che maneggia scalpelli e sposta polvere intervallate da apoftegmi sull'arte tra i quali si distingue quello di Francis Pope, critico d'arte di fama internazionale noto ai più come Papa Francesco. Di quella panoplia di opere d'arte, non tutte di provenienza lecita (non una parola, ovviamente, su come si spolpa e rapina l'altrui patrimonio artistico per poi riempire la casse vaticane), si vede pochissimo e in modo confuso, in totale assenza di un filo conduttore, con pochi riferimenti storici (la data di inizio dei Musei, il 1506, sotto Giulio II, e quella della loro apertura al pubblico nel XVIII secolo) e un uso talmente spinto del 3D da fare sembrare le pitture bidimensionali degli stupidi ologrammi. Il senso di colpa mi è passato. Gli altri capolavori me li cercherò in rete.
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