Regia di Christine Pascal vedi scheda film
Una ragazzina ha un tumore al cervello. I suoi genitori, separati, si ritrovano d’accordo sul da farsi: fingere che la malattia non esista, senza sottoporre la figlia a cure invasive che potrebbero garantirle al massimo altri due anni di vita; la portano quindi nella casa disabitata dei nonni, in montagna, e lì attendono la fine (escludendo di fatto la nuova compagna di lui, che da medico vorrebbe invece fare tutto il possibile). Storia sommessamente straziante, che non fa la minima concessione al patetismo, ma cade nell’eccesso opposto: fa sembrare i genitori due irresponsabili, al punto che non si sa cosa pensare di loro. Lui è un tipo freddo, di poche parole, e non lascia trasparire i suoi sentimenti; lei è una sciocchina che recita a teatro e ha un debole per l’alcool: si indovina che la loro è stata una coppia male assortita fin dall’inizio, entrambi sono totalmente impreparati alla tragedia che li colpisce, e insomma non suscitano grandi simpatie. Da ricordare l’unica scena in cui si buttano via le maschere: quella al ristorante, dove la bambina chiede quando dovrà morire e il padre le spiega, con disegni sul tovagliolo di carta, come si evolve una cellula tumorale.
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