Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Il grande cinema umanista di Steven Spielberg.
Spielberg, almeno per chi scrive, nella sua quarantennale e onorata carriera al servizio della settima arte non ha mai sbagliato un colpo. Il suo talento emerse da subito con quell’autentica folgore che fu “Duel”, il suo esordio cinematografico che l’allora venticinquenne regista realizzò in poco più di due settimane. Nella lista dei suoi grandi film aggiungo BRIDGE OF SPIES, raffinato dramma che ci riporta inevitabilmente al grande cinema classico di un a volta, quello delle grandi imprese e ideali, dei buoni sentimenti e degli uomini tutti di un pezzo. Ineccepibile sotto l’aspetto formale e della messa in scena: regia, fotografia e musica non sono solo belle e al servizio della storia, ma ne producono il senso stesso. Particolarmente potenti e cariche di suspense alcune sequenze, a parte quella magistrale dello scambio sul ponte, l’Hitchcockiano inizio in cui vediamo la spia Abel che dipinge seduto su una panchina, ma anche brevi attimi e sguardi carichi di significati: Donovan che dal finestrino di un treno osserva dei bambini che cercano di scavalcare una rete, sempre lui che assiste all’uccisione di due persone mentre tentano di passare dall’altra parte del muro, l’inseguimento sotto la neve...Colpiscono poi l’intensità di Hanks, la straordinaria mimica di Mark Rylance (che nella versione doppiata sembra però un minus habens...), l’uso magistrale della luce. Primo film visto nel 2016. L'anno non poteva iniziare meglio.
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