Regia di Colin Trevorrow vedi scheda film
Ventidue anni dopo i disastrosi incidenti degli anni ’90, l’ambizioso sogno del visionario miliardario John Hammond è divenuto realtà: il parco naturalistico che consente ai visitatori di poter ammirare specie preistoriche riportate in vita attraverso sofisticati esperimenti di clonazione, è aperto al pubblico, e offre svariate attrazioni per tutte le età, come ogni parco a tema che si rispetti. Il nuovo mecenate della prestigiosa proprietà è il facoltoso indiano Simon Masrani, mentre a supervisionare il tutto c’è Claire Dearing, giovane e caparbia direttrice con la fisima del controllo. Nonostante offra la possibilità di ammirare dal vivo animali estinti con il supporto di tecnologie avveniristiche, il numero dei turisti, costantemente monitorato, attesta un calo di presenze, il che spinge il responsabile dei laboratori scientifici a creare una nuova specie ibrida, combinando il DNA di vari dinosauri, col risultato di dar vita ad una bestia molto più intelligente e pericolosa, l’Indominus Rex. Quando questo riesce a fuggire dal recinto super sicuro in cui ha sempre vissuto sin dalla nascita e inizia ad attaccare indiscriminatamente uomini e altri animali, sull’intera isola si scatena un putiferio; per fortuna il coraggioso Owen Grady, ex militare divenuto addestratore di velociraptor, si offre di riportare la situazione alla normalità.
Atteso al varco da milioni di fans rimasti delusi dal terzo capitolo, affidato alla scialba direzione di Joe Johnston e dotato di una sceneggiatura meno brillante dei precedenti, questo quarto film, ispirato ancora una volta all’idea di base del romanzo di Michael Crichton, è un solido blockbuster che si colloca a metà strada tra il sequel e il reboot in cui l'effetto nostalgia è sempre dietro l'angolo. Numerosissime sono infatti le citazioni, i riferimenti e gli omaggi a personaggi, oggetti e situazioni già incontrati nei primi tre episodi della saga, di cui lo stesso Colin Trevorrow, regista con all’attivo produzioni a basso costo, ha dichiarato di essere ammiratore. E lo si percepisce piuttosto chiaramente nei suoi movimenti di camera che molto ricordano, a volte spudoratamente a volte a livello stilistico, le invenzioni visive tipiche di Steven Spielberg, già nella accattivante sequenza d’apertura.
A livello di trama, la pellicola segue uno schema abbastanza semplice e lineare, incentrandosi su una doppia coppia di protagonisti: da una parte ci sono i due fratelli Gray e Zach, mandati in vacanza sull’isola dai genitori in procinto di divorzio, dall’altra la zia di questi, che è anche la direttrice del parco, e coinvolge nella caccia ai due nipotini scomparsi durante un’escursione, un ex militare che si occupa di studiare il comportamento dei velociraptor. Non particolarmente incisivi i due giovani attori, le cui personalità e vicende fanno rimpiangere sicuramente i fratelli Judith e Timmy del primo Jurassic Park, mentre più convincente appare l’alchimia tra una grintosa ed eterea Bryce Dallas Howard e un audace e ironico Chris Pratt, lanciatissimo dopo questo successo ad incarnare il ruolo di eroe action (parte già rivestita egregiamente nel fantasy Guardiani della Galassia), impegnati a mettere in scena le classiche schermaglie dei due poli opposti che si attraggono.
Tra tanti momenti di già visto e già sentito, uno spunto interessante è offerto dal tema della ricerca di una nuova arma da parte dell’esercito americano, che punterebbe nientemeno che ad arruolare i dinosauri, macchine da guerra tanto letali quanto indomabili. Non male anche l’aver inserito una riflessione sociologica sulla variabilità dei gusti del pubblico, incline ad annoiarsi e sempre alla ricerca di nuovi stimoli per svagarsi e divertirsi (più denti) e qualche metaforico scontro di culture (Cina contro India).
Altra nota felice è rappresentata, com’è doveroso aspettarsi da un film del genere, dal comparto tecnico, visivo e sonoro: effetti digitali avanzati misti a robot altrettanto sofisticati, permettono di ricostruire nuove specie di dinosauro mai viste prima sul grande schermo (con tacito dubbio scientifico sulla loro verosimiglianza), oltre a scenari ricchi di particolari e tecnologie futuristiche (su tutte l’affascinante girosfera, sorta di monovolume privo di ruote di forma sferica, realizzato in materiale infrangibile).
Purtroppo non mancano dei buchi narrativi e qualche momento inverosimile che pecca di ingenuità, la tensione inoltre risulta davvero elevata solo in un paio di sequenze, mentre il finale con la lotta fra i tre colossi fa un po’ storcere il naso per l’inquietante somiglianza con certi b-movies di mostri destinati al mercato televisivo o casalingo.
In conclusione questo Jurassic World rispetto ai suoi predecessori mostra poche novità, non riesce a ricreare il terrore, la meraviglia e l’adrenalina che accompagnavano la visione del capostipite, ma ha un forte impatto visivo e scorre con un buon ritmo, non lesinando di alternare azione a momenti più umoristici che alleggeriscono il tutto; va preso per quello che è: un intrattenimento leggero e spettacolare.
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