Regia di Mario Mattòli vedi scheda film
Totò e Aldo Fabrizi sono due consuoceri alle prese con l’organizzazione del matrimonio dei figli. L’incompatibilità caratteriale, unita a una gara di tirchieria involontaria, porterà a scontri continui, per la disperazione di figli e mogli.
La coppia Totò-Aldo Fabrizi funziona appieno: il comico napoletano è istrionico quanto sibillino, quello capitolino è un partner encomiabile, pronto alle stoccate al momento giusto. Caratterizzazione spettacolare, bravura degli attori (praticamente il 90% delle scene sono di Totò e Fabrizi) e tante boutade d’antologia. L’esperta mano di Mario Mattoli è in grado di forgiare al meglio l’ottima sceneggiatura della prolifica coppia Castellano-Pipolo (ben 24 sceneggiature tra il ’58 e il ’62), in cui oltre alle battute sono le situazioni comiche a sfiorare la genialità (il calembour sul cognome Cocozza, lo scambio di abiti del finale o il perenne tentativo di Totò di ricordare dove abbia già visto il futuro consuocero); il resto lo fanno la vis comica dei protagonisti e la loro capacità d’improvvisazione mista ad un evidente stato di grazia. Particolarmente caratterizzante l’inedita voce fuori campo, dal tono marcatamente e ingiustificatamente ciociaro, il cui autore è nientemeno che Nino Manfredi. Divertente e surreale, ma soprattutto insolita per una commedia classica del genere, il siparietto onirico in salsa western con cui le due famiglie si incontrano per la prima volta, con un omaggio a “Mezzogiorno di fuoco” di Zinnemann.
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