Regia di Ansano Giannarelli vedi scheda film
Un vero documentarista - Ansano Giannarelli appartiene senz'altro a questa schiera di cineasti - segue ovunque e comunque l'oggetto delle sue attenzioni, viaggia anche intorno al mondo se necessario: e per assecondare le sue curiosità, il Nostro ha spesso effettuato sopralluoghi in Africa. In questo caso l'oggetto della ricerca di Giannarelli è il Senegal; colonizzato dalla Francia, lo Stato è particolarmente evoluto a livello di 'civiltà' (o di ciò che noi europei intendiamo per tale) nella sua capitale, Dakar. Una vera e propria metropoli, come mostrano le immagini del regista italiano, ma tutt'attorno alla città la telecamera non riprende altro che villaggi di gente povera e attaccata alle tradizioni e usanze del luogo, contenta peraltro di vivere così. Ma il forte squilibrio fra Dakar e la quasi totalità restante del Senegal è da interpretare anche sul piano economico, lavorativo, politico: il turismo è occasione di ricchezza per gli abitanti locali, specie se si considera che la moneta locale vale pochissimo rispetto a quelle europee o al dollaro. Chiaramente emerge il punto di vista di sinistra di Giannarelli, che comunque non fa pesare alcuna pretesa ideologica sul documentario; il testo del commento è opera di Ingrid Bernatzik e l'unico vero rimpianto del lavoro sta nella sua durata eccessivamente breve: appena 17 minuti. In quello stesso 1966, Giannarelli girava anche Noi siamo l'Africa e Tokende! Il mio cuore in Africa. 6/10.
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