Regia di Arto Halonen vedi scheda film
Finlandia. Toivo scopre per caso di avere un sangue particolarmente potente e viene contattato dalla nazionale di sci per donarlo, tramite una serie di trasfusioni, alla campionessa Aino, in vista delle Olimpiadi. Pur riluttante, Toivo si lascia convincere. Ma il rapporto con Aino è ricco di sorprese e l'antidoping è sempre in agguato.
Commedia dallo spiccato gusto tragicomico, tipico dei Paesi scandinavi, A patriotic man racconta una storia contemporanea del tutto plausibile, per quanto bizzarra possa apparire: quella di un uomo chiamato a donare il suo sangue, particolarmente ricco e potente, a una campionessa di sci in vista delle Olimpiadi. Il patriottismo è solo una scusa, naturalmente, per raggiungere un obiettivo fatto di gloria, fama e denaro; così come la vicenda di Toivo è solo un mezzo per parlare di doping e comportamenti altamente scorretti nello sport, anche a livello di competizioni internazionali, e di come tutto questo faccia ormai parte dello scenario - e naturalmente non soltanto nello sci. Martti Suosalo è un buon protagonista, con quello sguardo perennemente perplesso che sottolinea il suo ruolo di vittima senza speranza di salvezza nella storia; al suo fianco una serie di altri buoni nomi finlandesi: Pamela Tola, Mikko Kuoki, Lauri Tilkanen, Janne Reinikainen, Pirjo Lonka e via elencando. Arto Halonen confeziona in maniera non del tutto convincente, con standard pseudotelevisivi, questa che sul generalmente attendibile Imdb.com risulta essere la sua opera seconda come lungometraggio a soggetto, a quasi cinquant'anni (classe 1964), dopo una lunga serie di corti, di documentari e l'esordio nel 2010 con il biopic Prinsessa. Sceneggiatura dello stesso regista e di Jouni Kemppainen; conclusione un po' forzata, apparentemente posticcia, finalizzata a chiudere con la (francamente non eccezionale) gag finale. 4/10.
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