Il corpo di una modella, nuda, steso su un lettino. Una mosca girovaga su di esso. La telecamera la segue da vicino, esplorando con cura i dettagli anatomici.
Che i film di Yoko Ono (e John Lennon, trascinato miseramente - per lui - nella faccenda da questioni sentimentali più che artistiche) siano pura spazzatura non è certo una novità, tanto è vero che nessuno si è mai sognato neppure lontanamente di rivalutarli, a decenni dall'uscita; ma questo Fly è, se non il peggiore in assoluto del mazzo, comunque una delle 'teste di serie'. Una mosca inquadrata in primissimo piano svolazza sul corpo di una ragazza nuda (tale Virginia Lust): il tutto dura 25 interminabili minuti, mentre la banda audio è intasata di urla subumane e strazianti latrati a opera della stessa Yoko Ono (ma lei tutto ciò lo chiama 'musica'). Qualcosa che metterebbe alla prova anche il più paziente degli spettatori inclini al cinema sperimentale; che poi, a guardar bene, qui non c'è neanche nulla di sperimentale: solo una poverissima idea di una banalità sconfortante, portata avanti per quasi mezzora, che conferma l'inguaribile infantilismo e il morboso voyeurismo dell'autrice di Rape (1969), dove una ragazza (ancora! e ancora una modella) veniva seguita dalla telecamera lungo le strade di Londra per oltre un'ora e un quarto (!). Colpo di scena nel finale di Fly: negli ultimi minuti vengono aggiunte altre mosche. WOW! 1/10.
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