La recensione su La risposta è nelle stelle

di alan smithee

2 stelle

SCOTT EASTWOOD: NEL NOME DEL PADRE

Il bel cowboy texano Luke, campione di rodeo con strascichi al fisico come conseguenza di alcune brutte cadute (Scott Eastwood), conosce per caso la bellissima e colta studentessa Sophia (Britt Robertson), aspirante critica d'arte con ambizioni di celebrità in quel di New York.

Caso vuole (si ma 'sto caso, queste combinazioni buttate li senza un minimo di responsabilità nei confronti dello spettatore....un pò di pudore... colpa degli incauti sceneggiatori del film o di un celebre romanziere senza più inibizioni verso le possibilità offerte dal caso?) che entrambi abbiano una persona che, indipendentemente dal loro incontro casuale, li accomuna: un vecchietto (Alan Alda, sofferente probabilmente più per quello che gli viene richiesto di recitare che per motivate ragioni di parte) di cui la ragazza diviene curatrice ed organizzatrice del proprio patrimonio artistico, collezionato nel tempo dalla adorata moglie recentemente defunta, e guarda caso soccorso dal nostro baldo cowboy in una recente drammatica circostanza.

Le difficoltà a trovare una soluzione allo status così antitetico dei due giocani (lei cittadina sofisticata, lui mandriano rude ma dal buon cuore), si troverà ascoltando i racconti del vecchio, che ci riporterà al momento della sua gioventù, facendoci condividere i drammi e le gioie di una vita di coppia particolarmente tormentata dal destino avverso.

Gioie, dolori, sofferenze, ma l'America delle belle speranze e delle infinite opportunità di successo per i laboriosi e gli onesti, trionfa sempre e l'ammmmore (si con tante, tantissime stucchevoli "m") eterno trionfa inevitabilmente: infatti, basta guardarsi attorno oggi, negli States come ovunque, quanto eterno sia l'amore e il destino delle famiglie.

Il film del regista non più che medio George Tillman jr. (ma il suo biopic Notorious B.I.G. non era affatto male!) è un polpettone insopportabile, stucchevole, demoralizzante.

La storia della coppia moderna riesce, in qualche raro sprazzo, a lasciarsi guardare, ma quella del passato (interpretata da due attori di sangue blu, discendenti nientemeno che da Chaplin (Oona) e John Houston (Jack)!!!) risulta ridicola, abbozzata male, mielosa e melodrammatica sino a risultare stomachevole.

Non ho mai letto romanzi di Nicholas Sparks, proprio perché ho sempre temuto di andare incontro a sensazioni sgradevoli che questo fim riesce quasi sempre a trasmettermi nelle sue due ore di durata. Di certo Nick Cassavetes, con la trasposizione de "Le pagine della nostra vita", era riuscito molto meglio di tanti altri a mantenersi a livelli di decenza decisamente più convincenti. Certo altri titoli noti di altrettante spesso fortunate trasposizioni, come Ho cercato il tuo nome, Come un uragano, Le parole che non ti ho detto, tornano a spostare l'indice di gradimento nei confronti delle trasposizioni di questo autore, attorno al livello decisamente basso di questo filmetto.

Quanto a Scott Eastwood, il ragazzo fa il suo lavoro, e se il padre Clint (in quel caso anche regista, e forse solo grazie a quello, oltre che alla magia irripetibile del duetto Clint/Meryl) era riuscito nel miracolo di trasformare un romanzo rosa dimenticabile come "I ponti di Madison County" in un concentrato di grazia e sentimento sopraffini, qui il ragazzo esegue solamente gli ordini, risultando forse, più per meriti fisici che attorial/recitativi, uno degli elementi più plausibili di questa sciocchezza insopportabile.

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