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Totò e Carolina

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Totò e Carolina

di mm40
4 stelle

Una storia troppo seria per dare il ruolo di protagonista a Totò. Si intenda bene: in questo modo si sono sprecati sia la verve comica del Totò-personaggio (troppo macchietta, troppo sopra le righe per un poliziotto riflessivo e solitario), sia la potenza espressiva, il pathos di un personaggio come quello del protagonista del film. Peccato, perchè è un'opera dai riflessi delicati e potenzialmente carica di messaggi forti e critiche (non per nulla arrivarono i problemi con la censura), che va a toccare Chiesa, forze dell'ordine, ragazze madri ed altri argomenti cui la politica italiana dei primi anni '50 era decisamente sensibile. Davvero peccato.

Sulla trama

Un poliziotto deve scortare una ragazza potenziale suicida fino a casa di lei. I parenti però la rinnegano poichè incinta. Il poliziotto, comprensivo, la tiene con sè.

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Ultimi commenti

  1. antonio de curtis
    di antonio de curtis

    In realtà per i censori dell'epoca era proprio la presenza di Totò come protagonista a creare problemi
    Come riporta il critico Alberto Anile:
    "Un anno dopo il già tartassato Guardie e ladri (Steno e Monicelli: l' immagine di Fabrizi, agente di Ps che fraternizza con un ladruncolo sembra inaccettabile) comincia nei confronti di Totò una campagna di sospetti e di persecuzioni. Che si appunteranno su due temi: il sesso e la politica (che comprende non solo le battute su onorevoli e ministri, ma anche la rappresentazione comica o troppo umana delle forze dell' ordine, dei magistrati ecc.).

    I primi guai, Totò e i suoi film li passano sotto Andreotti; di certo, per i censori il comico surreale e burattino che si cala nei problemi sociali della ricostruzione non va bene. Totò non è, non è mai stato di sinistra; però - si ragiona così nelle commissioni censura - certi registi (Monicelli) e certe tematiche populiste possono trasformarlo in una pericolosa arma di critica al governo. Così, quando dopo varie traversie i film ottengono il nulla osta, sono spesso bollati con il divieto ai minori di 16 anni (e contemporaneamente dal giudizio «Escluso» del Centro Cattolico Cinematografico).
    Il culmine dell' accanimento si registra nel ' 54, per Totò e Carolina di Mario Monicelli. La strana coppia formata dal poliziotto buono e dalla ragazza incinta scappata di casa eccita i più efferati interventi che, dopo un anno e mezzo di battaglie, audizioni, polemiche, arriverà nelle sale con oltre venti minuti in meno e un' infinità di cambiamenti nelle parti parlate. "
    Spero di esserti stato utile per capire meglio perché questo film fu censurato proprio perché il protagonista era Totò Ciao

    1. mm40
      di mm40

      Da quando scrissi questa opinione (purtroppo vecchia e incompleta) ho letto o ascoltato numerosi interventi - libri, internet, tv - a riguardo del film, eppure il punto di vista preciso che esponi tu mi era sempre sfuggito. Totò come grimaldello apparentemente inoffensivo per poter forzare l'opinione pubblica e mettere in discussione tematiche assolutamente inappropriate secondo la censura dell'epoca, se ho ben inteso. Il discorso funziona, eccome: e ti ringrazio.

    2. antonio de curtis
      di antonio de curtis

      Prego figurati qui trovi anche il documentario con intervista a Monicelli e Andreotti sul film e le censure ad esso relative. Ciao
      https://vimeo.com/66256999

    3. antonio de curtis
      di antonio de curtis

      Sei riuscito a vederlo poi il documentario cosa ne pensi Miguel?

    4. mm40
      di mm40

      Ciao, ti ringrazio per il link e confermo (non che ci fossero dubbi, immagino) che il documentario mi interessa, ma al momento non ho modo/tempo di vederlo! Sorry :)

    5. antonio de curtis
      di antonio de curtis

      Delle grane di censura di Totò e Carolina a me non fu detto niente. Devo averne letto sul giornale. Devo dire francamente che, vedendo la pellicola quella mattina d’estate, avevo avuto l’impressione che Monicelli avesse calcato la mano e ci fosse andato giù un po’ troppo pesante, con questo prete di campagna un po’ morboso e quasi omosessuale. Per quanto l’interprete del prete fosse un attore veneto, Gianni Cavalieri -che sarebbe morto pochi anni dopo- io non lo conoscevo ancora. Il prete che avevamo immaginato noi era semplicemente un po’ vigliacchetto, uno che cercava di cavarsela senza impegnarsi troppo. C’era una scena totalmente scritta da me e ambientata nella misera casa di Caccavallo, una scena di cui non c’è più traccia nel film, né dentro ai materiali che avete sin qui rinvenuto. Una preghiera di Totò che, un po’ incazzato col Padreterno, gli si rivolgeva pressappoco così: “Oh, mio Signore, guarda che un vero signore non si comporta con le donne in questo modo…” Un’altra parte del copione che è andata perduta era quella inventata da Flaiano e sviluppata da me: Caccavallo che da secondino sboccia all’arte, grazie all’incontro in carcere con lo scultore. Nel film è finito anche molto dialetto veneto e sicuramente ce l’ho messo io. Ero stato il primo dei veneti a calare a Roma: gli altri, Parise e Brass, non erano ancora arrivati. Mi piaceva molto giocare con il veneto dei miei vecchi racconti partigiani. Dalle carte della censura si capisce bene che ciò che si ritiene venga minacciato dal film è la dignità della polizia. Scelba aveva elevato il livello di scontro frontale con la sinistra: per questo camionette e gipponi erano intoccabili.

      Rodolfo Sonego intervistato da Tatti Sanguineti, 25.04.2000

    6. mm40
      di mm40

      Grazie!

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