Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Trattato in malo modo dai censori che vollero privarlo di alcune parti importanti di cui il film desiderava servirsi per farsi giudicare nella sua interezza.
Venne malvisto e poi mozzato perché colpevole di essere andato a toccare degli argomenti delicati che non bisognava in alcun modo prendere in considerazione.
Oggi per fortuna esiste la versione integrale che ci permette di visionarlo per intero.
''Totò e Carolina'' è un film che si distingue dalla maggior parte di quelli interpretati dal principe della risata, ovvero Totò, per il fatto che non è privo di scene in cui è la malinconia a farsi strada con maggiore furore.
Ma può bastare soltanto quel particolare a mettere in bella luce il film in questione? No di certo, visto che il primo elemento su cui bisogna basarsi per giudicare correttamente un film, è quello che ha a che fare con la qualità, che non deve mai mancare altrimenti tutto il resto perderebbe di importanza.
Potrebbero essere dotati dell'elemento imprescindibile sia i film comici che quelli più riflessivi e profondi.
Partendo da questo presupposto è facile giungere alla conclusione che a volte anche i lavori prettamente comici hanno le capacità per farsi valere e scavalcare quelli che, pur potendo contare su una trama più riflessiva, non sono capaci di cagionare emozioni perché piatti ed inconcludenti.
La comicità non deve essere perciò sottovalutata a priori, perché quando è fatta bene, può gareggiare con il dramma alla pari. Purtroppo anche in campo musicale, la semplicità e la leggerezza, vengono spesso sminuite e la cosa non va assolutamente bene dato che non è affatto agevole riuscire ad arrivarci: lo dimostra il fatto che la maggior parte dei pezzi musicali odierni assomigliano più a dei testi recitati che a delle canzoni, sono sprovvisti della melodia genuina ed orecchiabile.
Il film di Monicelli sa rifugiarsi nell'allegria, nella malinconia e purtroppo anche nei tempi morti.
La prima parte è quella più spassosa e scanzonata, con Toto che si reca in ospedale per trovare la ragazza che ha in custodia e che fa amicizia, sempre in quella circostanza, con un'infermiera , intenta ad osservare il posto in cui staziona con la speranza che possa farle venire l' ispirazione per indovinare quei numeri che servono per vincere al gioco del lotto.
Totò cerca di emularla e, mentre la studia per benino, si addormenta involontariamente su un lettino dove poco prima ci era morta una persona.
Un incidente che lo farà entrare in contatto con la paura di essersi potuto contagiare.
In quei momenti si dispera facendo sorridere.
Si procede spediti con l'ironia anche quando in compagnia della ragazza approda nella sua casa natia.
In quel posto deve fare i conti con il padre che, essendo un divoratore di molliche, è tentato continuamente dalla voglia di mangiargli la scultura, che era stata costruita proprio con quell'alimento di cui andava ghiotto il padre...e poi c'è il figlio, un birbantello che lo mette sempre in difficoltà con le sue domande scolastiche che lui cerca di liquidare ogni volta dicendogli che le risposte deve trovarle da sé attraverso lo studio.
I rapporti che ha con i familiari sono burrascosi ma fanno ridere un sacco.
Si passa alla seconda parte, che è quella meno brillante ed entusiasmante, costruita con lo scopo primario di farci conoscere le disavventure che affrontano entrambi prima di giungere nel paese d'origine della ragazza.
Peripezie non del tutto coinvolgenti, sebbene si dimostrino utili nel farci capire come il legame tra i due si stava rafforzando.
La terza, vale a dire l'ultima, è quella più significativa. E lo è perché mette in risalto tante piccole verità con le quali non è poi così tanto difficile potersi trovare di fronte: i preti che molto spesso incantano con le parole e deludono con i fatti e la gente povera che non può permettersi nemmeno il lusso di togliersi la vita perché ha sempre qualcuno sulle spalle da mantenere.
Insomma è un film, questo di Monicelli, che sa far divertire e nello stesso tempo riflettere.
Avrebbe potuto acquisire più importanza se la parte di mezzo fosse stata toccata da scene più interessanti ed originali.
Nel complesso però è un ottimo lavoro che ha permesso a Totò di poter regalare sorrisi e di poter mettere in bella mostra gli aspetti più intimi e malinconici del suo talento.
Non furono molti i film che gli consentirono di fare altrettanto ma tra quelli che glielo permisero si distingue senz'altro ''il comandante''. Da premettere che non conosco tutti i film drammatici di Totò: mi mancano ''dov'è la libertà ?'' e ''Totò peppino e una di quelle''.
Ho accantonato il primo perché molti ritengono che sia frastagliato ed inconcludente, il secondo invece l'ho messo da parte perché quando lessi la sua trama mi diede l'impressione che fosse un pò troppo melensa.
In ogni caso devo darmi da fare per recuperarli perché potrebbero regalarmi delle sorprese positive.
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