Regia di Antonio Leonviola vedi scheda film
La tormentata vita di Rita da Cascia, nata alla fine del quattordicesimo secolo, la cui vocazione fu stroncata da un matrimonio impostole con la forza. Quando il marito venne assassinato, però, Rita poté finalmente farsi suora.
Biografia di un personaggio degno di nota, questo film risulta a modo suo indegno di nota: anonimo, come realizzato su commissione e senza particolare entusiasmo dal regista. Per quanto appena trentenne – classe 1913 – quest’ultimo, Antonio Leonviola, risulta già alla sua opera seconda in lungometraggio e la prima era arrivata quasi un decennio prima, quando giovanissimo vinse un premio minore a Venezia con il suo Fiera di tipi (1934). Nel frattempo il Nostro non era comunque rimasto con le mani in mano: aveva licenziato qualche sceneggiatura, infatti, e preso parte come cineoperatore alla campagna di Abissinia. Rita da Cascia a conti fatti non è un brutto lavoro: è semplicemente un film innocuo, privo di grandi attrattive a partire dal ritmo sonnolento e dai dialoghi, per quanto credibili, poco incisivi, che allontanano ulteriormente lo spettatore dalla visione. C’è quantomeno di buono che nella sceneggiatura firmata dallo stesso Leonviola insieme a Celestino Spada – e con la ‘consulenza ecclesiastica’ (qualunque cosa sia) di padre Vittorino Callisto Vanzin – viene trattata a fondo la parte meno nota della vita della futura santa, vale a dire quella prima di farsi suora. Il sottotitolo fascistissimo della pellicola, siamo d’altronde nel 1943, è Biografia di una grande santa italiana. 3,5/10.
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