Regia di Fernando Cerchio vedi scheda film
Il solito sottoprodotto cui prendeva parte Totò in quegli anni principalmente per fare cassa rapidamente e senza sforzo. Cerchio dirigeva pochi mesi prima Nefertite regina del Nilo, vero peplum; per rientrare nelle spese delle scenografie, delle comparse e dei costumi, come era usanza a quei tempi, riutilizzò il materiale scenico per girare 'un Totò'. Curiosamente dopo qualche anno Nefertite sarà già caduto dimenticato, mentre Totò contro Maciste, proprio per la presenza del principe, ancora sarà ricordato. Scritto in fretta e furia da professionisti del genere (Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Ugo Liberatore e Gastone Da Venezia), questo lavoruccio privo di qualsiasi impegno per lo spettatore vive chiaramente i suoi momenti migliori (o addirittura gli unici dignitosi) quando Totò si scatena - vedi la scena in cui dialoga con la statua del dio Amòn. Il piatto forte è il principe, mentre Taranto (Tarantenkamen nel film, a testimoniare una preoccupante carenza di fantasia) si limita a servire.
Totòkamen vivacchia come attrazione, spacciandosi per uomo forzuto e spargendo la diceria che sia figlio del dio Amòn. Viene così chiamato a guidare le truppe del faraone contro l'arrivo di Maciste e dei suoi prodi. Totòkamen non può rifiutarsi.
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