Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Un uomo scende dall'auto e trova sprangato il portone dove vorrebbe entrare. Comincia così a forzarlo, fino a che qualcosa di irreparabile accade.
Come è noto, in realtà Monicelli non prese parte concretamente in alcun modo al progetto di questo cortometraggio, effettivamente scritto e girato dagli studenti dell'Istituto di Stato per la cinematografia e la televisione Roberto Rossellini, di Roma; l'idea di partenza però venne proprio dal regista toscano, durante un incontro accademico. Nacque così lo spunto per un piccolo film di protesta contro i pesantissimi tagli alla cultura da parte del governo Berlusconi, opera cui Monicelli diede il permesso per l'utilizzo del proprio nome e per il titolo evocativo di uno dei suoi maggiori successi. Allo stesso modo sono citati Mimmo Calopresti come co-sceneggiatore (con lo stesso Monicelli) e Renzo Rossellini come produttore, entrambi convinti promotori del progetto, ma materialmente fuori da esso. Quel che ne è uscito è poca roba cinematograficamente, ma una bomba dal punto di vista dei contenuti: lo scandalo che questi quattro minuti di proiezione (la maggior parte dei quali sono titoli) suscitarono alla loro diffusione fu enorme, tanto da far inviperire l'allora ministro della cultura Bondi (quest'ultimo dettaglio già di per sè spiega come si sia potuti arrivare tanto in basso nel settore). Monicelli presumibilmente avrebbe voluto fare qualcosa di più per il progetto, ma erano i suoi ultimi mesi di vita: spesi comunque combattendo per qualcosa, polemizzando per interposta persona e lanciando a modo suo un ultimo messaggio a chi di dovere. Le musiche sono del compositore Stefano Lentini. 6/10.
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