Regia di Claudio Di Biagio vedi scheda film
Ditemi come vi approcciate alla pellicola e vi dirò se guardarla.
Se il termine di paragone è il Dylan Dog uscito qualche anno fa in America, sappiate che questo fan-film merita un dieci messo a paragone con quell'abominio. Innanzitutto, udite udite, qui c'è una sceneggiatura. Poi, troverete anche una colonna sonora impeccabile, un cast di protagonisti che, al di là delle somiglianze, si fa il suo con grande dignità (non dimentichiamo che si sono prestati anche Haber e la Vukotic che non sono gli ultimi arrivati) ed un'indiscutibile venerazione del personaggio che si respira dal primo all'ultimo minuto.
Se, invece, il vostro termine di paragone è il fumetto, mettete in conto di dovervi accontentare di qualche cambiamento. Un po' come accade quando un nuovo disegnatore o un nuovo sceneggiatore fanno capolino dalle pagine del fumetto e stravolgono d'un tratto quei tratti familiari o quelle trame magari prevedibili ma capaci di identificare univocamente il personaggio nel suo contesto.
Tanto per cominciare questa storia è ambientata a Roma e non è una novità assoluta per un Dylan che si era già trovato in Italia con Dellamorte Dellamore ma crea un senso di disorientamento perché non solo l'ambientazione ma anche tutto il contesto di vita del protagonista si son trasferiti improvvisamente qui da Craven Road. Vi sono altri elementi che snaturano il personaggio e disorientano gli amanti dello stesso. I personaggi non parlano con accento anglosassone e sarebbe anche tollerabile se non fosse che non parlano nemmeno un italiano da dizione impeccabile ma si trascinano dietro gli influssi dei loro dialetti. Inoltre il personaggio di Dylan (al di là della scarsa somiglianza) ha poco fascino e fa un uso inaccettabile di droghe. E' un aspetto mai emerso nel fumetto che non risulta irrilevante visto che il personaggio ispirato da Rupert Everett è stato sempre portatore sano di una condotta salutare irreprensibile, forzata quanto si vuole a causa delle precedenti esperiente ma irreprensibile. Altra stonatura è quel Groucho la cui inflessione dialettale è già una stonatura ma a cui si aggiunge una caratterizzazione poco fedele al fumetto e forse qualche anno meno di quello che ci si aspetterebbe. Il personaggio è colorito e decisamente "divertente" ma a differenza dell'alter ego bidimensionale non si esprime solo a mezzo battute e freddure ed inoltre ha un rapporto più conflittuale con lo stesso Dylan di quanto emerga dalle pagine degli albi.
Non parliamo di stonature mastodontiche, di forzature violente ma di piccole sfumature che l'occhio del lettore coglie immediatamente ma che nel complesso non deturpano una pellicola decisamente ben fatta. Lo stesso Groucho regala momenti simpatici, uno su tutti quello in cui risponde al telefono a Madame Trelkovski ed improvvisa una marcia alla Turca di Mozart per simulare la segreteria telefonica.
La Trelkovski, del resto, insieme a Hamlin ed all'Ispettore Bloch (impersonato dal sempre bravo Haber), sono personaggi perfettamente resi che sanno accompagnare l'osservatore all'interno di quei percorsi e quelle atmosfere che hanno fatto grande il personaggio di Sclavi.
Non mi sentirei di promuovere a pieni voti questa pellicola se non fosse per un altro valore aggiunto che la rende comunque superiore ad un qualsiasi prodotto della cinematografia tradizionale. E' un film fatto da appassionati del fumetto, un film no profit, non inserito nei circuiti standard di produzione e non mirante al blockbuster e dunque se oggettivamente sarei orientato a dare una votazione sulle tre stelle e mezzo, fatta questa considerazione non posso che inaugurare le mille recensioni che arriveranno con un meritato 8.
Buona visione, Giuda Ballerino!
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