Trama
Parigi, 1921. Come ogni anno, la ricca Marguerite Dumont ha organizzato una grande festa nel suo castello, invitando una schiera di amanti della musica. Nessuno di loro sa quasi nulla della donna ma tutti si fingono interessati a sentirla cantare. Marguerite ha infatti una grande passione per il canto, si esibisce con tutta la passione che conosce ma è stonata come una campana, motivo per cui tutti corrono ad ascoltarla solo per poi deriderla alle spalle. Quando un irriverente giornalista decide di scrivere un articolo entusiasmante sulla sua ultima performance, Marguerite trova il coraggio di dedicarsi anima e corpo al suo sogno e, a dispetto della contrarietà del marito e con l'aiuto di una ex diva, decide di prepararsi per il suo primo concerto pubblico.
Approfondimento
MARGUERITE: CANTARE PER SENTIRSI VIVI
Diretto da Xavier Giannoli e scritto dal regista in collaborazione con Marcia Romano, Marguerite racconta la storia di Marguerite Dumont, una donna ricca della Parigi degli anni Venti appassionata di musica e opera. Da anni, Marguerite si diletta a cantare regolarmente dinanzi alla sua cerchia di amici abituali e, nonostante sia stonata e canti male, nessuno ha mai trovato il coraggio per rivelarle la verità. A sostenere le sue illusioni e i suoi sogni sono soprattutto il marito e la famiglia ma la situazione prende una piega più complicata quando Marguerite si mette in testa di voler cantare dal vivo per il pubblico del Teatro dell'Opéra.
Con la direzione della fotografia di Glynn Speeckaert, le scenografie di Martin Kurel, i costumi di Pierre-Jean Larroque e le musiche originali di Ronan Maillard, Marguerite viene così descritto da Giannoli in occasione della partecipazione del film in concorso al Festival di Venezia 2015: «Un paio di anni fa ho sentito in radio l'improbabile voce di una cantante che eseguiva in maniera del tutto sbagliata l'Aria della Regina della Notte di Mozart. La registrazione, davvero divertente, sembrava provenire da un altro pianeta ma le mie successive ricerche mi hanno portato a scoprire che si trattava di Florence Foster Jenkins, una donna americana degli anni Quaranta ricca, appassionata di musica e soprattutto stonata. La Jenkins aveva l'abitudine di cantare di fronte agli amici, senza che mai questi le avessero rivelato per ipocrisia, convenienza o vigliaccheria, la verità sulle sue doti canore. La situazione era molto divertente ma anche crudele e ho voluto approfondire la storia. A New York ho trovato molti aneddoti inerenti alla sua eccentricità ma anche a un grande concerto che ha voluto tenere al Carnegie Hall, reperendo anche un disco contenente le registrazioni di alcuni brani classici eseguiti sempre con esilarante goffaggine. Sulla copertina del disco vi è una foto di lei di spalle, con un paio di ali da angelo sulla schiena e una diadema da regina in testa.
Marguerite però non è un film biografico. Lo possiamo definire semmai come una libera rilettura di un personaggio realmente esistito tanto che ho voluto traslare la vicenda nella Francia degli anni Venti. La mia Marguerite sogna di esibirsi tra le dive dell'Opéra sebbene l'essere legata a un modo antico di vedere le cose le impedisca in qualche modo, per ragioni di morale, di prendersi le libertà che vuole. La sua esistenza è segnata dalla passione per il canto: è stonata ma attraverso la musica esprime il suo bisogno impellente di sentirsi viva. Per lei il canto, oltre a essere il simbolo della sua passione disinteressata per l'arte, è qualcosa di liberatorio, un inno alla vita.
Marguerite è sì una commedia ma è soprattutto una storia d'amore tra un uomo e una donna alla ricerca di come continuare ad amarsi. Coniugando gli aspetti che contano nella vita umana (desiderio e morte), Marguerite finirà tra le braccia dell'uomo che lei ama e che l'amerà troppo tardi, come in un'opera melodrammatica».
Note
Il regista sceglie la scena parigina del primo dopoguerra, tra dadaismo e avanguardia, per sottolineare, però, la paradossale carica sovversiva di Marguerite: le stonature tolgono infatti il trucco al mondo e lo preparano a nuove rivoluzioni. Il film, purtroppo, non è altrettanto rivoluzionario, è troppo classico e composto. Ma Giannoli è in fondo onesto con se stesso, gira un film commerciale eppure ambizioso, lasciando però l’amaro in bocca per le potenzialità di una storia di grande e inconsapevole modernità. Liberamente ispirato alla vita di Florence Foster Jenkins.
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (4) vedi tutti
Visto 2 anni fa ma assai altalenante.voto.4.
commento di chribio1Molto interessante, voto 8
commento di stokaiserFilm del regista francese Xavier Giannoli, ispirato alla storia del soprano americano Florence Foster Jenkins, vissuta negli Stati Uniti negli anni ’30 del ‘900.
leggi la recensione completa di laulillaDiventente ma più che altro surreale e grottesco. Un film singolare.
commento di Artemisia1593