Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film
Il discorso su questo film vale per una miriade di altri simili prodotti che in quegli anni Totò licenziava senza pensarci troppo su: accanto al principe vengono sistemati alcuni funzionanti e funzionali caratteristi come spalle (qui ci sono fra gli altri Luigi Pavese e Memmo Carotenuto), c'è anche la bellona di turno (Sylva Koscina), la regia è affidata ad un esperto di questo tipo di lavori, cioè Mastrocinque, e la sceneggiatura è curata da professionisti del calibro di Metz, Gianviti e Barjavel; chiude il quadro il maestro Kramer con le sue musiche. La trama è facile facile (il solito espediente del perfetto sosia, con due protagonisti che vivono agli antipodi), la differenza come sempre la deve fare Totò: e la fa, per carità (qui imita perfino Hitler), ma non basta a rendere il film un lavoro particolare rispetto a tanti altri di quegli anni. Per dire, solo in quell'anno il principe girava sette film: con tali ritmi non si possono certo pretendere alti standard qualitativi.
Un marchese francese organizza la propria morte per incassare il premio assicurativo; il cadavere ovviamente non sarà il suo, ma quello di un suo sosia italiano, un poveretto. Quest'ultimo però combinerà di tutto, impedendo la realizzazione del diabolico piano.
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