Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Coraggio e scaltrezza devono aver mosso un regista valido e "di nome" come Daniele Luchetti per cimentarsi nella cinebiografia di questo nostro ultimo Papa. Non che mancasse il materiale, non fosse che il gesuita Bergoglio iniziò i primi passi della sua vocazione proprio in patria, ovvero in Argentina nel periodo più duro e violento della dittatura, considerato anche che i suoi propositi di missionario in terra giapponese gli furono in qualche modo negati per diverse ragioni-scusanti.
Da gesuita che si batte per la salvaguardia degli oppositori del regime, nel periodo in cui costoro venivano fatti sparire definitivamente, sedati e gettati dagli aerei in mezzo all'oceano compiendo uno sterminio ingannevole, una carneficina degna dell'olocausto nazista, seppur in scala ridotta, da umile prete fra le galline e i maiali a vescovo aggiunto della diocesi di Bueno Aires per risolvere, su preciso volere del papa Giovanni Paolo II, i problemi delle favelas delle periferie, minacciate dal business e dall'edilizia per il ceto borghese che avanzava ai danni dei poveri, più numerosi ma sempre più sfrattati e rinnegati.
Fino all'elezione a Papa nel marzo del 2013 dopo le dimissioni di quello tedesco. Da questo breve epilogo finale deriva il titolo, nel complesso adeguatamente ingannevole ed appiccicato al film solo per fini propagandistici.
Luchetti si sforza in tutti i modi, anche tramite riprese sofisticate ed angolazioni suggestive, a trasformare un polpettone televisivo che si ferma sempre poco prima di ciò che non è lecito far vedere al pubblico di massa, in cinema vero. Ma l'atmosfera inevitabilmente da piccolo schermo uccide ogni pathos e al film manca il respiro per ambire alla sala e al grande schermo.
Il pubblico riempie in modo inconsueto almeno metà sala anche il giovedi sera quasi sempre deserto o puntellato di pochi affezionati, anticipando in certi casi, con certo un pò di qualità od impegno in più a far loro onore, l'appuntamento annuale con cinema di Natale.
E rumoreggia, commenta a voce alta come fosse a casa a seguire il film tv della domenica o del lunedi sera.
L'uscita preventiva al cinema è un'abile mossa solo dal punto di vista commerciale, che non è poco, ma danneggia senza dubbio un regista di valore costretto a destreggiarsi con tempi e regole di narrazione che ben poco hanno a vedere col cinema.
Attori non proprio memorabili, ma almeno volenterosi, accomunati tutti (ma è probabilmente un segno distintivo degli Argentini o sudamericani di quelle parti) da un profilo facciale importante, dal quale emerge vistoso su ognuno un pronunciato naso adunco o comunque piuttosto importante.
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