Regia di Steno vedi scheda film
"Trombetta ... Trombetta ... questo nome non mi è nuovo...."
Assemblare tutta una serie di sketch da avanspettacolo nella trama di un film in modo da presentarlo come un'opera originale è un peccato veniale che si perdona al grande Steno (che firma regia, soggetto e sceneggiatura) soprattutto perché ci permette di vedere all'opera il grande Totò.
Prima opera a colori (se non mi sbaglio) del principe De Curtis, in Ferrania-color, sistema che richiedeva l'impiego di luci molto forti a scapito della vista, nonostante che Totò soffrisse già allora di problemi all'occhio sinistro; e pare che nessun attore osasse guardare in quelle lampade ad arco per paura di presunti possibili danni retinici. Di certo le lampade producevano tanto calore e pare che una volta la parrucca dell'attore fumasse e che Totò stesso , nel bel mezzo di una scena, addirittura fosse svenuto.
Il film comunque scorre gradevole, anche se non completamente armonico, e si lascia guardare con piacere.
Tre motivi per non perderselo: la scena del vagone-letto fra Totò e Mario Castellani (alias l'onorevole Cosimo Trombetta); l'equivoco sulla iniezione intramuscolare fra Totò e Luigi Pavese (l'editore Tiscordi) e quella quasi finale del Totò-marionetta, con il collo snodato dal resto del corpo.
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