Regia di Bartolomeo Pampaloni vedi scheda film
«Oh no no, tesoro che fai?», chiede Louie alla giovane che, in visita a New York, s’avvicina a un clochard bisognoso d’aiuto. «Vuoi dire che sta bene?», risponde lei. «No no, è in condizioni disperate. Solo che qui non si fa così, sciocca ragazzina che vien dalla campagna». Serie che apre aporie comiche sul privilegio d’esser bianco, cattolico e benestante oggi, qui Louie guarda occhi negli occhi l’ideologia assolutoria che ci consente di abbassare lo sguardo e allungare il passo di fronte agli ultimi, ai questuanti, in nome del ritmo incessante e anaffettivo dell’esistenza capitalistica e godereccia. Colpa che non ha Roma Termini di Bartolomeo Pampaloni, opera prima presentata al Festival di Roma 2014, che sceglie di incrociare quegli sguardi negati e cerca di restituire a queste figure la possibilità di raccontarsi, di essere soggetti. Ascolta la loro voce, pedina il quotidiano, ripercorre le storie nelle interviste, coglie stralci di dialogo e momenti d’abbandono, euforie e depressioni, s’inoltra nel privato, scopre il gioco disperato del loro ruolo sociale degradato. E crea un film che oscilla con eccesso di nonchalance tra poli eticamente opposti, passando dallo spettacolo del dolore offerto alla coscienza dei privilegiati a una pratica cinematografica effettivamente solidale: dal lirismo estetizzante e dal voyeurismo scioccante s’arriva all’aiuto che il regista offre al prossimo suo, non limitandosi a guardare, ma agendo in prima persona sul mondo.
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