Regia di Elisabetta Sgarbi vedi scheda film
Dopo Quando i tedeschi non sapevano nuotare, Elisabetta Sgarbi ritorna nel delta del Po. Un territorio popolato da storie e da fantasmi. Con Per soli uomini, film che probabilmente si può considerare l’apice di una produzione cinematografica unica e multiforme, rigorosa, eccentrica e coerente, la regista ci conduce in una delle valli che il Po crea alla sua foce. È una società di uomini, di lavoratori. Dediti all’allevamento del pesce, tre individui vivono isolati dal resto del mondo, osservando codici e riti che scandiscono lo scorrere del tempo e della vita del fiume. Il film della Sgarbi, come un crepuscolare western del delta, coglie con nitore i contorni di esistenze baluginanti sul crinale della storia di un paese incapace di dialogare con le memorie, le storie e le voci da cui è abitato. Lo sguardo della regista crea un commosso equilibrio fra le ragioni del racconto e quelle dell’osservazione. Riesce così a dialogare con uno spazio che sembra sfidare i limiti dell’inquadratura, contestualizzandone la presenza nel tessuto della storia di un paese che invece ne è dimentico. Per soli uomini è l’ennesima dimostrazione di quanto sia cinematografico il cosiddetto “documentario”. Il lavoro di Elisabetta Sgarbi complessifica l’idea di “cinema del reale”. Aprendosi e contaminandosi, interagendo con il mondo, rilancia il primato dello stile come dichiarazione politica. Un’etica possibile del cinema.
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