Regia di Takashi Shimizu vedi scheda film
Ju-On è un film del 2000 che doveva essere inizialmente destinato al solo mercato home-video giapponese, il quale però si è ben presto rivelato stretto per quello che molti considerano ad oggi l’opera migliore di Takashi Shimizu. Il film infatti ebbe grande successo sia in patria che all’estero, il che portò lo stesso Shimizu a realizzare remake e sequel della propria creatura prima in Giappone e poi negli States (per onor di cronaca va detto anche che dal 2009 ad oggi sono usciti altri cinque film, legati alla trama del primo Ju-on, prodotti nel paese del sollevante, ma non diretti da Shimizu).
Questo film è ormai divenuto – a ragione – un classico del J-Horror e presenta un po’ quelli che sono gli stilemi classici del filone, dal rapporto tecnologia-demoni-orrore (presente soprattutto nell’episodio Kanna), alle presenze, i fantasmi giapponesi, gli Y?rei, che infestano determinati luoghi, alla costruzione delle scene di orrore che avviene sempre lasciando che la paura e l’inquietudine si impossessino dello spettatore gradualmente, talvolta esplodendo in sequenze molto macabre, ma mai utilizzando i trucchi di bassa lega che sembrano essere tanto amati dal cinema horror occidentale contemporaneo.
La regia è quella che in fondo ci si aspetterebbe da un film a basso budget come questo: è quadrata e funzionale alla trama, Shimizu non si perde in virtuosismi, ma anzi lascia spesso le inquadrature fisse, scelta che porta spesso a incrementare la tensione di chi guarda.
Un plauso per gli effetti speciali che non sembrerebbero affatto quelli di un b-movie e che, oltre che spaventare, colpiscono proprio per la cura e la maestria con cui sono stati realizzati e messi in scena.
La sceneggiatura (di cui è autore lo stesso regista) è la pecca più grande dell’opera, dato che i sei episodi di cui il film è costituito non sono collegati così bene e perché qualche dialogo in più non avrebbe guastato per spiegare qualche dinamica che rimane troppo misteriosa anche per un horror.
Nota per i fan più hardcore di Shimizu: nel film sono presenti autocitazioni ai suoi primi cortometraggi Katasumi e 4444444444.
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