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Il caso Spotlight

Regia di Thomas McCarthy vedi scheda film

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La recensione su Il caso Spotlight

di Peppe Comune
7 stelle

Nel 2001, dal Boston Globe partì un inchiesta che svelò numerosi casi di pedofilia che vedevono coinvolti i preti dell’Arcidiocesi di Boston. L’inchiesta prese slancio con l’arrivo del nuovo direttore, Marty Baron (Liev Schreiber), il quale si chiese come mai fosse stato dato poco risalto a dei casi accertati di pedofilia avvenuti all’interno delle parrocchie. Si decise perciò di approfondire meglio la questione. Ad occuparsene fu la sezione Spotlight, la squadra investigativa del giornale, capitanata da Ben Bradlee Jr. (John Slattery) e composta da quattro membri : Walter Robinson (Michael Keaton), Machael Rezendes (Mark Ruffalo), Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams) e Matt Carroll (Brian d’Arcy James). La squadra sentì molte vittime di pedofilia e scoprì un fenomeno di vastissima portata, che solo nell’Arcidiocesi di Boston vedeva coinvolti più di 90 preti accertati.  L’Arcivescovo Bernard Francis Law (Len Cariou) venne ritenuto il massimo responsabile degli insabbiamenti che impedirono di fare luce e giustizia sui numerosi casi di pedofilia. Venne per questo rimosso dall’incarico, ma solo per essere trasferito a Roma, alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove è ubicata una delle istituzioni più importanti della Chiesa cattolica.   

 

 

Michael Keaton, Liev Schreiber, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, John Slattery, Brian d'Arcy James

Il caso Spotlight (2015): Michael Keaton, Liev Schreiber, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, John Slattery, Brian d'Arcy James

 

Tratto da una storia vera, “Il caso Spotlight di Thomas McCarthy è un film che rientra a pieno titolo nel cosiddetto “cinema liberal” americano, impegnato e progressista, intento a mettere in luce scandali nascosti, a scoperchiare vasi di pandora sigillati da mura di omertà insormontabili. Il riferimento filmico più immediato e ovvio è “Tutti gli uomini del presidente” di Alan Pakula, date le evidente assonanze narrative tra i due film. Infatti, la storia di entrambi i film nasce e si sviluppa all’interno di una redazione di un giornale, poi li accomuna il fatto che un gruppo di giornalisti si getta anima e corpo su un caso dai chiari risvolti socio-politici, che poi arriva a coinvolgere insospettabili uomini di potere, infine, si racconta di fatti realmente accaduti. Certo è che “Tutti gli uomini del presidente” rimane un film simbolo del cinema Liberal degli anni 70, con alcuni degli ingredienti tipici del cinema praticato nella  “New Hollywood”. Una corrente cinematografica “made in USA” che usava un timbro volutamente dissacratorio per spazzar via tutti gli stereotipi sul paese migliore possibile, senza macchia e senza peccato : si raccontava la sensazione di spaesamento del cittadino medio americano, che tra il caso Watergate, i fatti di Dallas e la sporca guerra del Vietnam, si scopriva vivere all’improvviso in un paese tutt’altro che invulnerabile. Il film di Alan Pakula  dava il suo buon contributo alla causa : con le interpretazioni superlative di Robert Redford e Dustin Hoffman, perfettamente aderenti allo spirito di quella poetica, e la complessità di un caso politico scottante (il Watergate naturalmente, che arrivò a provocare le dimissioni del Presidente Richard Nixon) raccontato con ritmo serratissimo, facendo del filone sul giornalismo d’inchiesta una frontiera cinematografica da poter esplorare di più e meglio.

Pur non arrivando agli stessi esiti artistici, “Il caso Spotlight” si muove degnamente in quell’alveo, conservando ed innovando insieme alcuni tratti peculiari di quella poetica. E non poteva essere altrimenti visto che gli Stati Uniti sono molto cambiati d’allora, che, diversamente dagli anni settanta, il cittadino medio americano non rimane più spaesato nello scoprire la faccia reale del proprio paese. Oggi si scoprono scandali in un paese che ha imparato ad essere disincantato.

Il ritmo impresso alla narrazione è di quelli che non stancano la visione, aderente alla storia, ma senza fagocitarla in eccessi spettacolari. L’aspetto più interessante del film, il suo punto di maggior forza a mio avviso, è quello di mostrare solo sobriamente il dolore subito dalle vittime degli abusi sessuali, e di non indugiare troppo sulle psicologie deviate dei preti pedofili. Si investe molto, invece, sul mettere in evidenza i caratteri identitari di un fatto delittuoso rimasto per troppo tempo impunito : l’ inossidabile spirito di corpo imperante nella Chiesa cattolica ; le metodiche corruttive impiegate per insabbiare ogni prova ; la connivenza ramificata tra i diversi sistemi di potere ; le denunce inascoltate delle vittime degli abusi sessuali ; la superficialità con cui il problema era stato trattato in precedenza dagli organi di stampa, nonostante i processi istituiti nei confronti di diversi preti pedofili ; una palpabile sensazione di ingiustizia regolarmente praticata.  Un muro di gomma insomma, che una volta scalfito ha spiazzato gli stessi giornalisti impegnati nell’inchiesta, i quali, mai avrebbero immaginato di trovarsi di fronte a un fenomeno così radicato e di così vasta portata. Lo scandalo si allarga a macchia d’olio fino a coinvolgere i vertici dell’Arcidiocesi di Boston (proprio come il caso Watergate), Arcivescovo Law incluso, ritenuto il massimo responsabile del muro di omertà erto a difesa della sua chiesa. Qui entra in gioco anche l’evoluzione caratteriale dei giornalisti impegnati senza posa dell’inchiesta, la cui sete di giustizia aumenta in proporzione al livello di pericolosità sociale che gradualmente va assumendo il fenomeno. Si agisce per cerchi concentrici, e più si va avanti nell’indagine più si allarga la prospettiva da cui poter guardare ed analizzare il fenomeno , arrivando quindi a scorgerne, tanto la matrice criminale legata alla violenza subita dalle vittime, quanto la natura psicologica frutto della sessualità deviata dei preti pedofili.

“Il caso Spotlight ha vinto due premi Oscar nel 2016, come miglior film e per la miglior sceneggiatura originale. Film da consigliare insomma, come ottimo esempio di cinema d’impegno civile.

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