Regia di Hernán Rosselli vedi scheda film
Buttar giù una sinossi per il film Mauro di Hernán Rosselli, presentato in concorso al Festival del cinema di Roma nella sezione Cinema d'Oggi, non è semplice. Questo perché al momento stesso di essere girato non aveva ancora una sceneggiatura: il progetto del regista e dell'attore protagonista, il suo amico Mauro Martinez, era infatti quello di scriverlo e montarlo in corso d'opera, per la precisa volontà di andare oltre il clichè del realismo da festival. Preso atto dell'azzardo, il risultato dell'operazione è una sorta di "realismo improvvisato" la cui presa, cinematograficamente parlando, è pari a zero.
Mauro si presenta come un montaggio scarno ed irregolare di frammenti di vita del personaggio il cui nome dà il titolo al film, e che di fatto ne è il protagonista assoluto, tanto da essere presente pressoché in ogni suo fotogramma. Secondo una tecnica che più che destrutturare il racconto lo rifiuta a priori, almeno nella sua forma canonica, il regista si prende tutto il tempo che vuole per mostrare l'uomo in diversi momenti di vita ordinaria: quando svolge il suo lavoro ufficiale di fabbro e quando insieme all'amico Luis, d'accordo con la moglie di questi, Marcela, decidono di fare da soli ciò che davvero gli porta guadagno e prima facevano per conto di terzi, ovvero non più solamente piazzare banconote false, ma anche produrle. Alle immagini di Mauro che setaccia ogni angolo della città per cercare di appiopparle a chiunque abbia qualcosa da vendere o qualche soldo vero da dare (dove il trucco è sempre lo stesso: spicciare i 100 pesos falsi per ottenere in cambio banconote vere di taglio minore), si sovrappongono quelle in cui si mostrano con dovizia di particolari tutte le fasi della preparazione. Fino all'incontro e all'innamoramento con Paula, che rappresenta inizialmente un filone separato per poi convergere col resto della storia. E il tutto cadenzato, ad intervalli casuali, da brevi incursioni in super 8 in cui Mauro parla, non si sa bene a chi è perché, di sé e dei proprio familiari.
Se dunque, a ben guardare, una trama, seppur stiracchiata c'è, va da sé interrogarsi sul senso di una scelta antidrammaturgica ed antiestetica che porta la narrazione a trascinarsi blandamente senza mai nemmeno approcciare alcun approfondimento, ma limitandosi a galleggiare per 80 estenuanti minuti tra primi piani e stacchi improvvisi, guardandosi bene dal generare, sia per le sorti di Mauro che di coloro che gli gravitano attorno, il minimo interesse nello spettatore. Perché quel che resta negli occhi e nella testa, dopo tanto penare, sono solo confusione e smarrimento.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta