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Mauro

Regia di Hernán Rosselli vedi scheda film

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La recensione su Mauro

di pazuzu
4 stelle

Buttar giù una sinossi per il film Mauro di Hernán Rosselli, presentato in concorso al Festival del cinema di Roma nella sezione Cinema d'Oggi, non è semplice. Questo perché al momento stesso di essere girato non aveva ancora una sceneggiatura: il progetto del regista e dell'attore protagonista, il suo amico Mauro Martinez, era infatti quello di scriverlo e montarlo in corso d'opera, per la precisa volontà di andare oltre il clichè del realismo da festival. Preso atto dell'azzardo, il risultato dell'operazione è una sorta di "realismo improvvisato" la cui presa, cinematograficamente parlando, è pari a zero.

Mauro si presenta come un montaggio scarno ed irregolare di frammenti di vita del personaggio il cui nome dà il titolo al film, e che di fatto ne è il protagonista assoluto, tanto da essere presente pressoché in ogni suo fotogramma. Secondo una tecnica che più che destrutturare il racconto lo rifiuta a priori, almeno nella sua forma canonica, il regista si prende tutto il tempo che vuole per mostrare l'uomo in diversi momenti di vita ordinaria: quando svolge il suo lavoro ufficiale di fabbro e quando insieme all'amico Luis, d'accordo con la moglie di questi, Marcela, decidono di fare da soli ciò che davvero gli porta guadagno e prima facevano per conto di terzi, ovvero non più solamente piazzare banconote false, ma anche produrle. Alle immagini di Mauro che setaccia ogni angolo della città per cercare di appiopparle a chiunque abbia qualcosa da vendere o qualche soldo vero da dare (dove il trucco è sempre lo stesso: spicciare i 100 pesos falsi per ottenere in cambio banconote vere di taglio minore), si sovrappongono quelle in cui si mostrano con dovizia di particolari tutte le fasi della preparazione. Fino all'incontro e all'innamoramento con Paula, che rappresenta inizialmente un filone separato per poi convergere col resto della storia. E il tutto cadenzato, ad intervalli casuali, da brevi incursioni in super 8 in cui Mauro parla, non si sa bene a chi è perché, di sé e dei proprio familiari.

Se dunque, a ben guardare, una trama, seppur stiracchiata c'è, va da sé interrogarsi sul senso di una scelta antidrammaturgica ed antiestetica che porta la narrazione a trascinarsi blandamente senza mai nemmeno approcciare alcun approfondimento, ma limitandosi a galleggiare per 80 estenuanti minuti tra primi piani e stacchi improvvisi, guardandosi bene dal generare, sia per le sorti di Mauro che di coloro che gli gravitano attorno, il minimo interesse nello spettatore. Perché quel che resta negli occhi e nella testa, dopo tanto penare, sono solo confusione e smarrimento.

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