Regia di Drake Doremus vedi scheda film
Non sono riuscito ad entusiasmarmi per quest'opera di Drake Doremus, il regista che pare aver iniziato a dirigere sin da adolescente, ma di cui non mi era capitato finora di aver visto niente.
Il tema di fondo, quello di una società distopica in cui si preferisce la salute del "Collettivo" a quella del singolo individuo, è stato ampiamente sfruttato nella letteratura di genere; ed infatti il racconto - una volta spiegato il contesto - si rivolge alla rappresentazione del pericoloso rapporto fra i due giovani protagonisti Silas e Nia e alla comparsa di emozioni forti laddove la cultura del tempo è tutta protesa a lavorare per ottenere una società anaffettiva.
Questo mondo cerebrale, routinario, senza sbalzi emotivi è reso con una fotografia basata su cromatismi freddi per tutta la durata della pellicola, riprese di attività quotidinane routinarie, tono di voci sempre pacato. Eppure deviazioni e coloriture espressive servono a caratterizzare le vicende della coppia fino a prendere quella piega romantica che si intuisce fin dalle prime sequenze del film.
In assenza di un approfondimento significativo dei personaggi, salvo forse per quello intepretato da Guy Pierce, il film mi sembra collocarsi semplicemente nel filone cinema sentimentale post-adolescenziale, anche utilizzando un finale di ispirazione shakespeariana, alla Romeo e Giulietta, non tanto per nobilitarsi ma quanto per ottenere il maggiore effetto drammatico possibile.
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