Regia di Maccio Capatonda vedi scheda film
Maccio Capatonda ha creato, nel tempo, una miriade di personaggi - incluso sé stesso - importanti e divertenti. Il suo mondo ha una strutturazione a matrioska, tanto è vero che il film è nella realtà attribuito a Maccio Capatonda, alias (uno dei tanti) di Marcello Macchia, ma nei titoli di testa, alla voce regia, si legge Bruno Liegibastonliegi, uno dei molti nomi escogitati dalla mente sanamente malata dell'artista abruzzese.
Con Italiano medio, Maccio Capatonda mette in evidenza pregi (pochi o punti) e difetti (tanti) di noi italiani medi, che diamo l'impressione di usare al massimo un due percento delle nostre capacità intellettive. Per la verità, anche il Giulio Verme (questo è il nome del protagonista) vegano, benché ad impatto zero, è abbastanza fastidioso. Certo che il film vive soprattutto per il suo alter ego tamarro che ripete il suo slogan ad ogni piè sospinto «scopare!».
Italiano medio, in fondo, è l'ennesimo racconto sull'eterna lotta tra Bene e Male, in una versione aggiornata della storia del Dottor Jekyll e Mr. Hyde, dove, dato il contesto del nostro paese, la situazione non può che tendere al ridicolo.
Se lo scopo di Maccio Capatonda era quello di fornire un bello spettacolo di satira politica, il risultato è mancato. Però non si può dire che il colpo sia andato completamente a vuoto, perché alcune trovate sono effettivamente geniali, come quella per cui il Giulio Verme burino, memore dei tempi in cui il padre lo costringeva, da bambino, a sorbirsi le partite di calcio, si spaccia per Ruud Gullit, mettendo a soqquadro una discoteca e un parco pubblico, come in una normale notte brava di Supermario Balotelli.
I miei personaggi preferiti, tra quelli creati da Maccio Capatonda, restano Padre Maronno, l'ispettore Catiponda e l'ispettore Santo Maroponda, ma Italiano Medio riesce anche a mettere in luce il talento melodrammatico dell'ottimo interprete capotondiano Herbert Ballerina.
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