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Italiano medio

Regia di Maccio Capatonda vedi scheda film

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La recensione su Italiano medio

di scandoniano
7 stelle

Il primo film di e con Maccio Capatonda è una commedia dissacrante che demonizza l’italiano moderno, distrugge il mezzo televisivo e bacchetta l’ipocrisia degli italiani su alcuni temi. Tecnicamente valido, si perde in una scrittura che scopiazza un po’ troppo. Chi ama l’articolo “eccessivo e demenziale” troverà pane per i suoi denti.

Maccio Capatonda

Italiano medio (2015): Maccio Capatonda

 

Quando si decide di realizzare un film, spesso è perché si ha qualcosa da dire. Se è questo il motivo che spinge Marcello Macchia, al secolo Maccio Capatonda, a cimentarsi (nel ruolo di regista, attore e interprete) di “Italiano medio”, non si comprende come mai faccia un film in cui riporti esattamente quanto già ampiamente sciorinato in TV.

Per il passaggio al cinema, l’autore più originale della TV italiana decide di affidarsi ad una confezione tecnica (montaggio, fotografia) di buonissimo livello, ma a contenuti discutibili. Sul piano della sceneggiatura Macchia scopiazza qua e là, passando dal citazionismo al plagio (dagli omaggi a “Ritorno al futuro”, fino allo spunto narrativo preso a prestito da “Limitless”, passando per i ripetuti riferimenti a “Fight club”), il tutto per dimostrare come gli italiani, oggi, usino il cervello davvero pochissimo, circuiti dallo strapotere televisivo, dall’onnipresenza dei dispositivi telefonici, manipolati dalla cattiva informazione, soggiogati da nepotismo e affarismo, accecati dal potere dell’apparire.

 

Luigi Luciano, Maccio Capatonda

Italiano medio (2015): Luigi Luciano, Maccio Capatonda

 

Gli intenti degli autori somigliano a quelli messi in campo con grande efficacia da Checco Zalone negli ultimi anni. Dietro una patina di divertimento (qui ipertrofico e sboccato, dissacrante ed eccessivo), c’è la volontà di effettuare una profonda riflessione sulla condizione sociale italiana. Ma anzichè cavalcarla autoreferenzialmente , come fanno per esempio “I soliti idioti”, questo film prova a scardinarli dall’interno, sperando che lo spettatore che si riconosce nell’italiano lobotomizzato di cui ci narra Macchia possa, e sarebbe un clamoroso successo per gli autori, scavare nella propria coscienza e provare a migliorare se stesso.

È quantomeno bizzarro tuttavia che Maccio Capatonda si scagli con tanta efferatezza contro il medium con cui ha costruito i suoi successi. La ferocia con cui distrugge il giornalismo, il mondo dei reality show, non concedendo appello al mezzo televisivo, va in controtendenza anche con la scelta di farsi aiutare da Mediaset nella produzione e affidando a Medusa la distribuzione (insomma ha la stessa dose di ipocrisia di una Milena Gabbanelli che fornisce prestazioni senza fattura!). Macchia ha però almeno il buon senso di non mettere a libro paga nemmeno un protagonista del piccolo schermo (cabarettisti, veline, anchorman), altrimenti la frittata sarebbe stata ancor più grossa.

 

Maccio Capatonda

Italiano medio (2015): Maccio Capatonda

 

Particolare valore nella poetica di Macchia e del suo entourage ricopre da sempre il linguaggio. Si passa da un dialetto particolarmente marcato (uno strano mix tra abruzzese, reatino e marchigiano) a neologismi, fino alla storpiatura sistematica di nomi e cognomi. Il tutto unitamente ad un uso del corpo sopra le righe, con gesti (e gestacci) che fanno da corollario a dialoghi ricchi di surrealismo, calembour e nonsense.

In definitiva un film poco coerente e ancor meno originale, ma sicuramente intelligente, indicato per chi ama cavalcare gli eccessi e non ha paura di superare i limiti.

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