Regia di Maccio Capatonda vedi scheda film
Un certo tipo di cinema, che sia esso comico, drammatico o di qualsivoglia genere, viene definito "ricercato" in quanto possiede caratteristiche spesso "valorizzatorie" che lo distinguono dagli altri esemplari del suo genere. Quest’opera prima del noto "comico" (la definizione è virgolettata perché lo penalizza notevolmente) televisivo e webbistico, Maccio Capatonda, è (credo) unica nel suo genere in quanto persegue l’intento di intrattenere, sì divertendo ma al tempo stesso ammonendo lo spettatore credulone e non esigente, sul lascivo metodo esistenziale che accomuna la maggioranza degli italiani che compongono la media di cui sopra. Usufruendo della sua capacità di sviscerare un ilare tratto, che pochi comprendono e ancor meno apprezzano profondamente, confeziona una pellicola ricca di spunti riflessivi che solo colui che riuscirà a cogliere saprà realmente apprezzare. Senza preoccuparsi minimamente di ottenere il totale consenso del pubblico, Maccio continua a fare quello per cui sembra predisposto: darci modo di riflettere utilizzando la comicità satirica, senza timore di incappare in luoghi comuni inarrivabili, pur rischiando di trasformarsi in un enorme controsenso. Dopotutto la satira cos’è se non un controsenso riflesso?
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